“Leonessa”, in primo grado esclusa associazione mafiosa: pm impugnano

 
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Brescia. Le condanne, lo scorso aprile, sono arrivate, ma non per l’associazione mafiosa, esclusa nelle motivazioni emesse dal gup del tribunale di Brescia, che ha giudicato sette coinvolti nell’inchiesta “Leonessa”, condotta dai pm della Dda lombarda. I magistrati dell’antimafia hanno impugnato la decisione, rivolgendosi alla Corte d’appello. Per il gup, al termine del giudizio abbreviato, non sono emersi elementi per ritenere che Roberto Raniolo, Francesco Scopece, Salvatore Sambito, Luca Verza, Giuseppe Tallarita e Giuseppe Nastasi, fossero legati agli stiddari, che per gli inquirenti invece avrebbero concentrato la loro base d’affari, proprio nella zona di Brescia. I sette imputati, nel corso dell’inchiesta “Leonessa” furono considerati vicini al gruppo del consulente Rosario Marchese, a sua volta a processo per questi fatti. Secondo i pm, quindi, sussistono elementi per ritenere che gli imputati non fossero attivi solo nelle truffe all’erario, attraverso le compensazioni illecite, ma che avessero un collegamento diretto con il nucleo stiddaro. Tra le contestazioni alla base delle condanne, anche ipotesi estorsive.

Le accuse più pesanti erano concentrate su Roberto Raniolo (difeso dall’avvocato Stefano Tegon), che è stato assolto per due episodi di estorsione, ma condannato per un terzo (alla fine gli sono stati imposti cinque anni e otto mesi di reclusione). Verdetti di condanna anche per gli altri imputati. I giudici di appello, così, dovranno valutare non solo i ricorsi delle difesa ma anche quello della procura. Attualmente, sono in corso altri filoni processuali, tutti legati alla maxi indagine “Leonessa”. Di recente, sessantuno imputati sono stati rinviati a giudizio, mentre è stato aperto il dibattimento di primo grado per altri coinvolti.

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