Lettera delle mogli degli ex operai dell’indotto al sindaco: “Ci aiuti, non vogliamo lasciare Gela!”

 
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Gela. Sono mogli, figli, donne, madri. Stanno accanto ai loro mariti e padri. Soffrono in silenzio per non fare pesare ulteriormente una situazione drammatica. Non urlano, non espongono striscioni, non minacciano. Chiedono solo impegni istituzionali. Il possibile per non fare come hanno fatto già 6000 gelesi: lasciare la città per cercare lavoro al Nord o all’estero.

E’ garbata ma accorata la lettera aperta al Sindaco Domenico Messinese delle mogli degli ex operai dell’indotto della raffineria.

“Ormai il Natale è alle porte e per noi sarà un Natale amaro, duro, difficile a causa della situazione che stiamo vivendo, senza lavoro, senza futuro – scrivono – E non siamo soli, sono coinvolte in tale tragedia anche altre famiglie gelesi (altri settori), purtroppo!
Non è facile per nessuno vivere questo dramma. Le chiediamo di mettersi una mano sul cuore e di leggere ciò che c’è nel nostro cuore, il cuore degli onesti cittadini gelesi  le persone che non fanno notizia, che differenziano i rifiuti correttamente, quelli che pagano le tasse, quelli che amano la propria città, quelli che guai a sentir parlare male di Gela, quelli che hanno perso/stanno perdendo i propri cari a causa del cancro e come se non bastasse hanno perso il lavoro.
Chi ci ridarà la nostra dignità? Cosa metteremo in tavola questo Natale?
Da mogli, da compagne non è facile stare accanto a delle persone che non hanno il lavoro, disperate, che hanno poca fiducia nella politica, nelle Istituzioni, che vivono in primis questo dramma. É un’ esperienza bruttissima !
Un trauma psicologico ed economico che impatta sulla vita di coppia e familiare, essere di sostegno al marito e ai figli non è per niente facile in un contesto del genere.
I problemi che ruotano attorno a questa realtà sono complessi e complicati da spiegare. Ad oggi non esiste nulla di concreto, di risolutivo per gli operai dell’indotto e della nostra città, mentre di concreto esiste il disagio, la sofferenza, le difficoltà economiche: mutui da pagare, bollette, figli da crescere e da mandare a scuola con dignità, e bisogna pur mangiare!
Noi non siamo invisibili !
Non vogliamo rinunciare allo splendore delle nostre spiagge e al clima stupendo che tutti ci invidiano,non vogliamo sussistenza, vogliamo ciò che ci spetta: il lavoro per tutti! Il lavoro per chi ha sempre lavorato a Gela ed adesso è costretto ad andare a lavorare e a vivere lontano dalle proprie famiglie e a ritenersi fortunato quando lo trova.
Ma veramente dobbiamo lasciarci morire cosi’? Veramente non c’è nulla da fare? Non vogliamo lasciare questa città: è nostra! 
Sindaco, le auguriamo di passare uno splendido Natale ma chiediamo che pari dignità sia conferita al nostro Natale, non è un panettone e uno spumante che fanno la festa ma la gioia di stare uniti, vicini, accanto ai propri cari. Lei è il primo cittadino non le sembra che questa città sia stata calpestata a sufficienza?
Sicure di un suo riscontro riceva i nostri auguri di un sereno santo Natale .”
Le mogli,figli, donne, madri: Milena, Maria, Stefania, Nunzia, Concetta, Ilenia Marisa, Angela, Fiorella, Eleonora, Giovanna,Valentina, Francesca, Sara, Paola, Maria, Floriana, Milena, Daniela, Giuseppina, Sonia, Roberta.

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