Licenziamenti Sudelettra, confronto su ammortizzatori sociali: cassa integrazione nell’indotto

 
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Gela. Sono più di sessanta, tra i cantieri in raffineria e quelli a Matera, gli operai della Sudelettra che rischiano il posto. Nelle scorse settimane, l’azienda ha comunicato l’intenzione di licenziare. Non ci sarebbero più commesse di lavoro, tali da assicurare la continuità occupazionale. Ora, i sindacati stanno tentando la strada degli ammortizzatori sociali. Giovedì scorso, in prefettura a Caltanissetta, è emersa la possibilità di accedere ad almeno dieci settimane di cassa integrazione, nonostante negli scorsi anni l’azienda abbia spesso fatto ricorso a questa soluzione. Al tavolo, c’erano anche i funzionari dell’Inps. Le dieci settimane coperte dalla cassa integrazione, secondo le segreterie provinciali di Fiom, Fim e Uilm, consentirebbero di arrivare almeno a fine anno, così da permettere ai manager dell’azienda di verificare la possibilità di acquisire nuovi appalti, anche da parte di Eni. I segretari provinciali dei metalmeccanici Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese tenteranno di arrivare ad un’intesa con i manager lucani. Un nuovo vertice, questa volta nella sede nissena di Sicindustria, è fissato per domani. I responsabili del gruppo elettrostrumentale dovranno rendere nota la loro posizione.

Con la conclusione dei cantieri della green refinery e in attesa che possano sbloccarsi quelli della base gas e dell’impianto btu, inevitabilmente l’indotto perde posti e deve fare i conti con una netta riduzione del carico di lavoro. Negli ultimi giorni, i sindacati dei metalmeccanici hanno firmato un accordo per la cassa integrazione di trentasei operai della Cosmi Sud, altra importante società dell’indotto.

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