“Licenziamento illegittimo”, lavoratore “Bytest” reintegrato: “Dovrà essere risarcito”

 
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Gela. Il licenziamento, deciso nell’estate di un anno fa dai vertici della piemontese “Bytest”, che operò nell’indotto di raffineria Eni, è stato annullato. Il giudice del tribunale Vincenzo Accardo ha accolto completamente il ricorso presentato dall’operaio Francesco Giurato, che proprio nell’agosto di un anno fa si vide notificare il licenziamento, nonostante avesse dato la disponibilità al trasferimento nel cantiere di Livorno. Per mesi, i lavoratori della “Bytest”, azienda impegnata nei controlli non distruttivi in raffineria, condussero la vertenza, con proteste e sit-in. Alla fine, alcuni di loro decisero di non proseguire il rapporto lavorativo, altri come Giurato diedero la disponibilità al trasferimento. Secondo l’azienda, però, dopo i mesi di lockdown dello scorso anno, il lavoratore non si sarebbe presentato nel cantiere livornese, nonostante la comunicazione inoltratagli. In realtà, il legale dell’operaio, l’avvocato Margherita Giurato, è riuscita a dimostrare, con riscontri documentali prodotti in giudizio, che quella comunicazione non venne inoltrata tramite pec e fu soprattutto inviata ad un indirizzo mail, prima mai utilizzato nelle comunicazioni. In sostanza, l’operaio non fu messo nelle condizioni di essere informato e non riuscì a presentarsi nel cantiere. Il giudice ha ritenuto illegittima la procedura adottata dall’azienda. L’operaio dovrà essere reintegrato, ottenendo stipendi e indennità pregresse, almeno dal momento del licenziamento e fino all’effettivo reintegro, oltre agli interessi. Come chiesto dal legale nel ricorso, gli è stato riconosciuto il pieno diritto al risarcimento dei danni. Da subito, l’operatore, che ha lavorato nell’indotto di raffineria Eni per circa venti anni, contestò la scelta dell’azienda, ritenendola ingiusta e contraria non solo alle norme contrattuali ma anche a quanto previsto nel protocollo di intesa del 2014, quello che sancì l’avvio della fase di riconversione della raffineria di contrada Piana del Signore. Il legale ha proprio sottolineato la violazione del protocollo, all’epoca sottoscritto da tutte le istituzioni territoriali.

A seguito della decisione favorevole emessa dal giudice del lavoro, l’operaio si rivolgerà alle autorità competenti. Intende infatti segnalare l’inosservanza delle disposizione del protocollo di intesa, che tra le altre cose avrebbero dovuto tutelare i lavoratori dell’indotto storico. Giurato ha sottolineato, anche prima dell’avvio del giudizio, che soprattutto il sindacato non ha dato seguito alla sua vertenza e agli impegni assunti. Il giudice invece ha confermato che la procedura di licenziamento era illegittima.

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