L’Ici sulle piattaforme di Eni, l’accordo al ribasso: Gulizzi, “Il Comune poteva incassare 20 milioni”

 
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L'ex consigliere comunale Giacomo Gulizzi che per primo ha sollevato la questione dell'Ici sulle piattaforme di Eni

Gela. “Troppa fretta nel chiudere la transazione. Il Comune avrebbe potuto incassare molto di più”. Ne è convinto l’ex consigliere comunale Giacomo Gulizzi, che per primo, dai banchi dell’assise civica, sollevò il caso dei mancati pagamenti dell’Ici da parte di Eni. Soldi dovuti per le tre piattaforme presenti lungo la costa locale, “Perla”, “Prezioso” e “Gela mare”. Per anni, l’azienda avrebbe evaso. Negli scorsi giorni, con le casse del municipio che non se la passano per niente bene, l’amministrazione comunale ha deciso di chiudere la vicenda, scegliendo di incassare tra i sette e gli otto milioni di euro. Soldi che Enimed verserà entro il 31 gennaio 2019. “Va riconosciuto il merito dell’amministrazione comunale – dice il dem Gulizzi – che comunque ha portato avanti gli iter e avviato anche altri giudizi, fino ad arrivare in Cassazione. Però, con la transazione l’ente rinuncerà a sanzioni e interessi. Avrebbe potuto ottenere almeno venti milioni di euro. Esce dalla vicenda con solo otto milioni”. I manager della multinazionale, dopo un lungo tira e molla, hanno deciso di pagare sia per il periodo 2003-2004 sia per quello 2005-2015. Si tratta di somme dovute a titolo di Ici, Imu e Tasi. “Probabilmente, data la situazione – continua Gulizzi – l’amministrazione comunale ha deciso di fare subito cassa. Però, oramai, la giurisprudenza, soprattutto quella della Corte di Cassazione, è quasi unanime nel ritenere che le piattaforme estrattive vanno sottoposte a tassazione, come opifici industriali. Questo vale anche in assenza di accatastamento e, addirittura, potrebbe applicarsi alle pipeline”.

“Quanto pagherà Eni dopo il 2016?”. Insomma, il sindaco Domenico Messinese e l’assessore Fabrizio Morello, che hanno seguito la vicenda, incontrando più volte i manager del cane a sei zampe, hanno preferito avere subito i soldi, piuttosto che attendere nuovi pronunciamenti dei giudici. “Negli atti della procedura, almeno quelli pubblicati – spiega ancora Gulizzi – non si fa riferimento al quantum che dovrà essere versato da Eni per il periodo successivo a quello della contesa giudiziaria, ovvero dal 2016 in poi. La strategia finale, mi pare, è accontentarsi”. Gulizzi, già capogruppo del Pd in consiglio comunale, non è stato rieletto alle amministrative di tre anni fa. “Quando ero in consiglio comunale ho studiato carte e atti prima di chiedere che Eni pagasse per le piattaforme presenti lungo la costa – conclude – quelle richieste, oggi, si confermano fondate, dato che l’azienda ha deciso di adempiere. E’ un peccato che i partiti mettano da parte chi dimostra di non soffrire di sudditanza, neanche davanti ad una multinazionale come Eni. Forse, c’è un vero problema di selezione”.

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