L’inchiesta antimafia “Agorà”, in appello chiesta la conferma delle condanne di Nobile e Curvà

 
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Gela. Le condanne di primo grado sono da confermare. La richiesta è stata formulata dalla procura generale, nel corso del giudizio di appello che si sta tenendo nei confronti del ventinovenne Ettore Nobile e del trentottenne Carmelo Curvà. Entrambi furono coinvolti nell’inchiesta antimafia “Agorà”, accusati di far parte del gruppo della nuova stidda. In primo grado, il collegio penale del tribunale di Gela, impose la condanna a nove anni di reclusione a Nobile e nove anni e quattro mesi a Curvà. Verdetti impugnati dai loro difensori, gli avvocati Flavio Sinatra e Nicoletta Cauchi. In secondo grado, davanti ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta, l’istruttoria è stata riaperta, consentendo alle difese di produrre anche le dichiarazioni rese da due imprenditori, che esclusero di essere stati vittime di estorsioni.

L’inchiesta “Agorà”. I difensori hanno contestato il contenuto di quanto riferito da un ex collaboratore di giustizia, che ha indicato l’appartenenza degli imputati al gruppo degli stiddari. In appello, è stato sentito Simone Nicastro, ritenuto tra i referenti della nuova stidda. Adesso, arriva la richiesta di conferma delle condanne. I difensori, invece, illustreranno le loro conclusioni a maggio.

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