L’inchiesta antimafia “Redivivi”, depositate motivazioni gup: sei sono stati assolti

 
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Gela. Il verdetto del giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta risale a febbraio, negli scorsi giorni sono state depositate le motivazioni. Il gup, già nel dispositivo, aveva escluso che i coinvolti nell’inchiesta “Redivivi” facessero parte di un gruppo mafioso. Sono stati assolti Francesco Giovane, Pasquale Lino Trubia, Pasquale Andrea Trubia, Manuele Rolla, Simone Maugeri e Giuseppe Cannizzo. “Per non aver commesso il fatto”, questa la formula usata nel dispositivo letto in aula al termine del lungo giudizio. Tutti gli imputati hanno optato per il rito abbreviato, a differenza di altri presunti complici che invece sono stati condannati in primo e secondo grado, con un aggravamento delle pene. Per il gup, non avrebbero agito per conto di un presunto gruppo mafioso né avrebbero imposto il monopolio con minacce, a differenza di quanto stabilito invece dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, che hanno riconosciuto l’esistenza di un’organizzazione criminale, emettendo dure condanne nei confronti degli imputati che non si sono avvalsi di riti alternativi. Assolti dalle accuse più gravi legate al traffico di droga Giuseppe Carnazzo e Rosario Maichol Trubia. Il gup allo stesso Carnazzo ha imposto la condanna a due anni di reclusione, ma solo per l’ipotesi meno grave. Lo stesso Rosario Maichol Trubia è stato invece condannato per le presunte pressioni esercitate ai danni di altri operatori della raccolta della plastica, ma non avrebbe agito con metodo mafioso. Il giudice nisseno gli ha imposto due anni di reclusione. Stessa pena decisa nei confronti di Luigi Rizzari per la sua vicinanza al gruppo, non ritenuto comunque un’associazione di stampo mafioso.

Le condanne sono state disposte con la sospensione condizionale della pena. Il diritto al risarcimento dei danni è stato riconosciuto agli operatori della raccolta della plastica che sarebbero stati danneggiati dalla presenza dei Trubia (rappresentati dall’avvocato Giovanni Bruscia). Nel giudizio, parte civile era anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con il legale Giuseppe Panebianco. I difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi, Valentina Lo Porto e Salvatore Citrella hanno sempre escluso che gli imputati facessero parte di una presunta organizzazione mafiosa strutturata intorno alla famiglia Trubia. Nel corso del giudizio, hanno ribadito che non ci sarebbero state minacce o irregolarità nella gestione delle loro attività, dalla raccolta della plastica alle guardianie nelle aziende agricole locali. Dopo il deposito delle motivazioni, si attende di verificare se ci saranno eventuali impugnazioni.

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