L’inchiesta “Redivivi”, dopo le condanne concessi i domiciliari a Nunzio Trubia e Ruggero Biundo

 
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Gela. Ieri, il collegio penale del tribunale ha condannato tutti gli imputati, coinvolti nel blitz antimafia “Redivivi”. Un’organizzazione, non mafiosa, ma che ha agito con “metodo mafioso”, tra le aree rurali della città. Così, hanno disposto i magistrati. Nelle ultime ore, lo stesso collegio, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, ha accolto le istanze presentate dai legali di difesa di Nunzio Trubia e Ruggero Biundo. I due, da tempo detenuti, hanno ottenuto la concessione degli arresti domiciliari, con il parere favorevole del pm della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa. Dopo il verdetto di condanna (otto anni e cinque mesi di reclusione a Nunzio Trubia e sette anni e un mese per Ruggero Biundo), non ci sarebbero più i presupposti per mantenere la misura della custodia cautelare in carcere, come sostenuto dai legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra e Carmelo Tuccio.

Lo stesso collegio penale, nel dispositivo letto in aula al termine della lunga istruttoria dibattimentale, ha escluso l’associ azione mafiosa, indicando invece l’ipotesi semplice, sempre a carico di tutti gli imputati, che avrebbero imposto il monopolio nel settore della raccolta della plastica e delle guardianie, lungo la fascia trasformata, nelle zone di Bulala e Mignechi.

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