L’incidente stradale e un giovane morto, dopo anni una versione che non convince: caso in giudizio

 
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Gela. Avrebbe negato di essere stato alla guida dell’auto sulla quale viaggiava anche il giovane Salvatore Iozza, poi deceduto a causa di un grave incidente. La loro vettura si ribaltò. A quindici anni da quei fatti e con l’archiviazione per la vicenda della morte, il caso ritorna in giudizio. Davanti al giudice Marica Marino è finito uno degli amici del giovane deceduto, Alessandro G. Sarebbe stato proprio lui a fornire una versione agli investigatori che viene ritenuta falsa. Un’accusa che ha condotto all’apertura del dibattimento nei suoi confronti. I familiari della vittima sono stati ammessi come parti civili, rappresentati dagli avvocati Luisa Campisi e Dionisio Nastasi. In aula, ha parlato il padre del giovane deceduto. “Quando arrivai in ospedale – ha spiegato – c’erano tutti gli amici di mio figlio ma nessuno riuscì a spiegarmi quello che era effettivamente accaduto”. Solo dopo diversi anni dall’incidente, l’imputato avrebbe confessato di essere stato effettivamente alla guida dell’automobile. Una versione che adesso è al vaglio del giudice.

Il testimone ha risposto alle domande del pm Sonia Tramontana e a quelle dei legali di parte. La difesa dell’imputato, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra, ha cercato di ricostruire quanto accaduto subito dopo lo schianto. Uno dei legali che si occupò dei primi adempimenti verrà sentito in aula nel corso della prossima udienza. In base a quanto emerso dall’audizione, l’imputato avrebbe ammesso direttamente al padre del giovane di essere stato alla guida. Dopo averlo saputo, l’uomo avrebbe poi deciso di sporgere denuncia. Una ricostruzione che continuerà nel corso del giudizio.

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