L’incursione in un’abitazione a Manfria e l’accusa di tentato omicidio, cinque anni ad Alfieri

 
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Immagini di repertorio

Gela. Era entrato in un’abitazione, a Manfria, probabilmente nel tentativo di portare via del ferro. Accortosi della presenza dell’anziano proprietario, si nascose sul tetto, da dove cadde un pesante blocco di tufo che, per poco, non colpì l’uomo, rimasto comunque ferito. Adesso, arriva la condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione per il quarantunenne Gaetano Davide Alfieri. Dopo le indagini condotte dai pm della procura e dai finanzieri dell’aliquota di polizia giudiziaria, era accusato di tentato omicidio. Gli investigatori arrivarono a lui a seguito della verifica delle immagini registrate dai sistemi di sicurezza dell’abitazione. L’accusa di tentato omicidio è stata confermata dal pubblico ministero Ubaldo Leo, che ha chiesto la condanna a quindici anni di reclusione. Per il magistrato, sarebbe stato proprio Alfieri a gettare quel blocco di tufo, nel tentativo poi di darsi alla fuga.

La difesa ha negato il tentato omicidio. Alfieri, per il tramite dell’avvocato Salvo Macrì, ha scelto il rito abbreviato e già dopo il suo arresto, la difesa ha escluso l’esistenza di una volontà di uccidere, tanto da richiedere la derubricazione del capo d’accusa. Una linea esposta davanti al gup dall’avvocato Rosario Prudenti che, nel corso della discussione, nell’interesse dell’imputato, ha proprio escluso l’esistenza dei presupposti giuridici del tentato omicidio. Quel blocco sarebbe finito giù dal tetto, solo casualmente. Per il legale, non sarebbe stato Alfieri a gettarlo. Alla fine, il giudice dell’udienza preliminare Paolo Fiore, come chiesto dalla difesa, ha riconosciuto le attenuanti e pronunciato un verdetto meno pesante rispetto alla richiesta giunta dal pm Leo.

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