Liquami nel fiume Gela, chiesta archiviazione: pm, “ma sistema fognario non idoneo”

 
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Le acque del fiume finiscono in mare

Gela. Da anni si susseguono le segnalazioni su possibili sversamenti di liquami e sostanze inquinanti lungo il tratto del fiume Gela che finisce in mare. Nelle scorse ore, è stato comunicato l’avvio di un’indagine sullo sversamento di acque di produzione di un frantoio, che venivano rilasciate in terreni vicini. Invece, la procura, di recente, ha avanzato richiesta di archiviazione in un’altra inchiesta, partita dalle denunce dell’associazione “Aria Nuova”, presieduta da Saverio Di Blasi. I pm avevano iscritto nel registro degli indagati cinque tra dipendenti e manager di Caltaqua, la società italo-spagnola che gestisce il servizio idrico integrato. Ricade nell’ambito dell’azienda infatti il sistema della centrale “Acropoli”, che accumula i reflui fognari che poi arrivano al depuratore consortile. In base alle segnalazioni dell’associazione “Aria Nuova”, risalenti a cinque anni fa, si sarebbero verificati sistematici sversamenti dal troppo pieno della centrale “Acropoli” e dal sistema di sollevamento, sempre in capo a Caltaqua. L’attività investigativa è stata condotta dalla guardia di finanza, con il supporto tecnico della capitaneria di porto, e i pm della procura, due anni fa, collocarono telecamere sia nei pressi del sistema di sollevamento ribattezzato “La Conchiglia” sia a ridosso di quello “Acropoli”. Per gli inquirenti, però, non sono emersi segnali di possibili anomalie. I tecnici Arpa hanno comunque accertato che nella centrale “Acropoli” il superamento della capacità di 400 metri cubi l’ora di liquami fognari ha spesso determinato sversamenti. Nella richiesta di archiviazione, si fa riferimento ad una “non idoneità del sistema fognario” e alla “necessità di intervenire sullo stesso”.

Allo stesso tempo, però, la procura precisa che “non ci sono elementi idonei a sostenere i reati” di gestione di rifiuti non autorizzata e di inquinamento ambientale. Le attività di ricognizione non hanno dato risultati utili a procedere. L’associazione “Aria Nuova” ha deciso che sarà proposta opposizione all’archiviazione. La scelta è sostenuta anche dall’associazione “Amici della terra”, presieduta da Emanuele Amato. Gli ambientalisti sono convinti che ci siano i presupposti per andare avanti nell’indagine, anche sulla base di quanto accertato da Arpa. Le due associazioni da diversi anni monitorano il fiume Gela e hanno ricostruito diversi sversamenti finiti poi in mare.

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