L’omicidio di Matteo Mendola, dal gup due imputati scelgono l’abbreviato

 
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Il capannone abbandonato dove venne trovato il cadavere di Mendola

Novara. Le richieste dei pm novaresi arriveranno a settembre. Intanto, due imputati hanno già optato per il rito abbreviato. Si tratta di Antonio Lembo e Angelo Mancino, accusati dell’omicidio del trentatreenne Matteo Mendola, freddato nelle campagne di Pombia, in provincia di Novara. Il gelese, da anni residente con la famiglia a Busto Arsizio, sarebbe stato attirato in una rimessa abbandonata, proprio per essere ucciso. In base alle accuse, l’ordine sarebbe partito dall’imprenditore gelese Giuseppe Cauchi, a sua volta finito davanti al gup per rispondere alle accuse. I difensori del cinquantaduenne, gli avvocati Flavio Sinatra e Marco Cozzi, stanno valutando il tipo di rito da scegliere. I legali Mattia Piantanida e Alessandro Brustia, difensori di Lembo e Mancino, hanno invece deciso per l’abbreviato.

Le ammissioni di Lembo. I tre imputati vennero arrestati nel corso dell’inchiesta, partita dopo il ritrovamento del cadavere. Dietro a quanto accaduto, i pm ipotizzano un presunto regolamento di conti, forse legato ad affari illeciti. Mendola venne ucciso a colpi di pistola e sarebbe stato finito con un cric. Antonio Lembo ha ammesso di aver ucciso il trentatreenne, tirando in ballo un presunto ordine impartito da Giuseppe Cauchi. Ha descritto quanto accaduto la notte dell’omicidio. Nei mesi successivi al ritrovamento del cadavere, venne individuata la pistola che sarebbe stata utilizzata per l’omicidio.

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