L’omicidio Sotti, ergastolo a Giuseppe Cilio: assolto il fratello Salvatore

 
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Orazio Sotti ucciso a Fondo Iozza

Gela. Un ergastolo, per Giuseppe Cilio, e un’assoluzione, per il fratello Salvatore. Si è concluso così il giudizio di primo grado scaturito dall’inchiesta che portò all’arresto dei due niscemesi, accusati dell’omicidio dell’allora ventiduenne Orazio Sotti. Nel dicembre di diciotto anni fa, il giovane venne ammazzato davanti al garage di casa, a Fondo Iozza. Le indagini, inzialmente arenate, ripresero a distanza di anni e furono i poliziotti del commissariato e quelli dell’aliquota della procura a fermare gli imputati. Un cold case, giunto al verdetto della Corte di assise di Caltanissetta. I giudici nisseni hanno confermato le richieste arrivate dal pm Eugenia Belmonte, almeno per quanto riguarda Giuseppe Cilio. Il magistrato, inoltre, aveva chiesto la condanna a ventiquattro anni di reclusione per Salvatore Cilio. La corte, però, ha escluso un suo coinvolgimento nell’azione di morte, disponendone l’assoluzione per non aver commesso il fatto. I difensori dei due imputati, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, per ore hanno esposto le loro conclusioni in aula. L’udienza finale si è trasformata in una sorta di maratona giudiziaria, con i legali di difesa impegnati a decostruire le tesi d’accusa e il materiale probatorio, alla base di un’istruttoria dibattimentale fiume. Stando alle accuse, Sotti venne ucciso dopo che emersero le sue frequentazioni con le allora fidanzate dei due imputati. Salvatore Cilio, almeno in base alle contestazioni,avrebbe ideato l’azione di morte, eseguita dal fratello Giuseppe. La corte ha fatto cadere le accuse contro lo stesso Salvatore Cilio, confermandole invece per Giuseppe.

L’omicidio di Orazio Sotti. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale sono stati ascoltati decine di testimoni. Per i giudici della Corte d’assise nissena, però, qualcuno non avrebbe riferito tutto in maniera lineare. Per questo motivo, nel dispositivo letto in aula, dopo le ventitrè, è stata disposta la trasmissione degli atti alla procura per quattro di loro. A chiedere la condanna dei fratelli Cilio, sono stati anche i legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe Cascino e Francesco Minardi, che hannno rappresentato le istanze dei familiari. La famiglia, fin dal principio, ha chiesto che si facesse luce sulla morte di un giovane, che non aveva mai avuto frequentazioni pericolose. La madre e il padre non si rassegnarono, nonostante i tanti anni trascorsi. Così come chiesto dai legali, è stata riconosciuta una provvisionale alla famiglia della vittima, oltre al diritto al risarcimento dei danni, che verrà determinato in altra sede. La difesa di Giuseppe Cilio, dopo la pubblicazione delle motivazioni, ha già intenzione di rivolgersi ai giudici della Corte di appello, per contestare il verdetto.

1 commento

  1. Mio fratello non ha ucciso nessuno e la giustizia si deve fare sul vero colpevole.. Dio!! sono parole amare che leggo su questo articolo… Non mi darò pace per dimostrare la sua innocenza

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