L’operaio della forestale morto in servizio, condannato un collega: familiari da risarcire

 
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Butera. Sei mesi di reclusione, dopo l’incidente che costò la vita all’operaio della forestale Giuseppe Petrolio. Il quarantottenne buterese morì, mentre era impegnato tra i boschi di Niscemi, in contrada Stizza. Fatale sarebbe stata una manovra del mezzo antincendio, guidato da Giuseppe Tizza, adesso condannato dai giudici del tribunale di Caltagirone. Petrolio e Tizza erano intervenuti nella squadra chiamata a bloccare le fiamme che intanto si erano propagate nella zona. L’accusa principale nei confronti dell’imputato era omicidio colposo. Altri capi di imputazione sono caduti, anche a causa dell’intervenuta prescrizione. Prescritte pure le accuse mosse all’altro imputato, Luciano Graci, un funzionario dell’ispettorato delle foreste, che secondo le contestazioni non avrebbe garantito il regolare rispetto delle procedure di sicurezza. I due imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Cinquerrui e Giuseppe Panepinto.

I giudici del tribunale di Caltagirone hanno comunque riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, in favore dei familiari dell’operaio morto. La famiglia scelse di seguire l’intero procedimento, arrivando fino al dibattimento, con gli avvocati Salvo Macrì e Rocco Guarnaccia. I due legali hanno sostenuto la colpevolezza di entrambi gli imputati, chiedendone la condanna, così come fatto dal pubblico ministero. In base al dispositivo letto in aula dal giudice, a risarcire i familiari, costituiti parti civili, saranno lo stesso Giuseppe Tizza, la Regione, l’Ispettorato delle foreste di Caltanissetta e la compagnia assicurativa chiamata come responsabile civile.

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