L’ottimismo a tutti costi

 
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In questi giorni, il famoso slogan “andrà tutto bene” con i colori dell’arcobaleno ha riempito le nostre bacheche dei social network ma anche le strade delle nostre città, da nord a sud. Un ottimismo a tutti i costi. Ma il prezzo che stiamo pagando è più caro di quello che pensiamo. La diffusione di uno slogan, assolutizza un pensiero a discapito di un osservazione reale dei fatti e chiude la possibilità di pensare o sentire altro. Se tutta l’Italia mi dice che “andrà tutto bene” allora non posso nemmeno permettermi di provare angoscia e tristezza per le decine di migliaia di vittime colpite da questa pandemia. Non posso permettere di provare paura che qualcosa possa accadermi. Se non ascolto quello che provo, quello che provo allora si impadronirà di me.

Disturbi sempre più frequenti nei ritmi sonno-veglia, disturbi legati ai comportamenti alimentari, disturbi d’ansia o semplicemente litigi e tensioni perenni con i propri cari, sono i primi campanelli d’allarme che il nostro corpo ci manda. Il nostro corpo che ci invita ad esser più critici verso la realtà.

L’ottimismo a tutti i costi allora dove ci ha portati?

Ci ha portati a non guardare verso un’alternativa dolorosa, o possibilmente dolorosa. A chiuderci in un atteggiamento di potenza o onnipotenza verso il dato di realtà. Se “andrà tutto bene” posso uscire a tutti costi sfidando una pandemia, oltre che un decreto, posso ritornare nella mia città natale e sfidare la legge dei virus, posso portare i bambini al parco.

L’ottimismo a tutti i costi ci protegge dal metterci in contatto con la nostra angoscia, perché infondo è proprio di questo che stiamo parlando, di qualcosa di nuovo che entra e passa i nostri confini, sia essi reali che psichici e mentali.

 Il virus è un espediente, due mesi fa potevamo parlare dei migranti. Per una terra di frontiera come la nostra città, come la nostra regione, come l’Italia, è importante vivere e alimentare il nostro senso critico prendendosi la libertà e responsabilità di dirsi che si ha paura che non andrà tutto bene.

Utilizziamo l’ottimismo per legarlo e integrarlo con le nostre paure, con i nostri dubbi, con le nostre ansie e angosce. Diamoci il permesso che i dubbi possano nascere, alimentiamoli, non troviamo risposte certe sempre e comunque. Solo in questo modo possiamo abitare una città e una società veramente viva, di una vitalità che è consapevole che la vera essenza è nella ricerca di significato.

Solo così possiamo abitare i nostri corpi con coscienza, gli stessi corpi che vanno là fuori nel mondo a prendere delle scelte.

Dott.ssa Alice Rinzivillo Psicologa

Dottor Francesco Pio Nuzzo Psicologo

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