M5s sostiene soluzione in house per i rifiuti, Farruggia: “Ma Piano ambito è illegale”

 
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Una delle aree della discarica Timpazzo

Gela. Il possibile passaggio della gestione del servizio rifiuti direttamente alla società in house “Impianti Srr”, costola della Srr4, trova il sostegno del Movimento cinquestelle locale, con il consigliere comunale Virginia Farruggia. Il progetto è sul tavolo dell’assemblea della Srr e il presidente Filippo Balbo lo considera fondamentale per abbattere i costi ed evitare situazioni come quella del lotto di Gela, ancora non assegnato dopo cinque gare deserte. “La “Impianti Srr” gestisce già la discarica e il Tmb di Timpazzo e potrebbe presto rappresentare la soluzione all’infinita telenovela dell’affidamento della raccolta dei rifiuti post-Tekra. Infatti, oltre ai ripetuti insuccessi dei tentativi di affidare la raccolta ad un’altra società mediante gara pubblica, la gestione in house dell’intero ciclo di rifiuti potrebbe rappresentare la soluzione migliore anche nel medio e lungo periodo. Il Movimento 5 Stelle di Gela – spiega Farruggia – da sempre favorevole ad una gestione pubblica dell’acqua e dei rifiuti, ritiene che oggi si presenti un’occasione da cogliere al volo, cioè la gestione pubblica dell’intero ciclo dei rifiuti, la cosiddetta gestione integrata, dalla raccolta al recupero e riciclo dei rifiuti, dove lo smaltimento diventa un aspetto residuale della gestione. Oggi invece la Srr4 è orientata esclusivamente allo smaltimento”. La grillina ricorda i recenti provvedimenti del governo Conte volti al rafforzamento del principio dell’economia circolare, sottolineando come anche le vicende connesse al ciclo dei rifiuti siano seguiti a Roma dal senatore Pietro Lorefice. “Incoraggiamo l’amministrazione comunale gelese e le altre aderenti alla Srr4 a non esitare a compiere questa scelta giusta. Purtroppo, siamo però consapevoli che la tentazione da parte dei partiti politici di trasformare questa opportunità in occasione di clientelismo politico è molto forte. Vigileremo ancora di più. Ma ciò che ci preoccupa seriamente è il Piano d’ambito dell’ex Ato Cl2 del 2016, oggi in capo alla Srr4, dove si prevede addirittura la realizzazione di un inceneritore della capacità di 40.000 tonnellate all’anno. Una programmazione che risale a qualche anno fa, ma che risulta anacronistica rispetto agli indirizzi che si stanno perseguendo da venti anni a questa parte, ed ancor più oggi in Europa ed al governo con i citati decreti da poco emanati. Un Piano d’ambito, pensato ed elaborato in palese difformità del Piano di risanamento ambientale approvato dal Dpr del gennaio 1995, che prevede un alleggerimento della pressione ambientale sui territori di Gela, Butera e Niscemi. Un Dpr snobbato dalla Regione e non tenuto in considerazione dalle amministrazioni comunali che in venticinque anni si sono succedute a Gela. Dpr tutt’oggi vincolo prescrittivo della programmazione del territorio che andrebbe però aggiornato – dice inoltre – ma ancora validissimo sotto il profilo delle sue linee strategiche. Si afferma che “l’adozione delle migliori tecnologie disponibili non è sufficiente al miglioramento della condizione ambientale, per cui si richiede un approccio a monte, ovvero mediante il ricorso a processi tecnologici innovativi intrinsecamente più puliti”.

Già nel 1995 il Dpr si ispirava ad un approccio di economia circolare. Per questo lo consideriamo punto di riferimento imprescindibile. La scelta di un inceneritore e l’ampliamento della discarica, anch’essa continuamente perseguita dalla Regione e dalla Srr4, non ci sembrano in linea con tali strategie”. Il nuovo piano d’ambito va definito in armonia con il piano di risanamento e con quello di gestione, come chiesto da tempo. “Il Piano d’Ambito della Srr4 è illegale – continua il consigliere – perché prevede l’inceneritore ed altri impianti in un’area sottoposta a vincolo. Per questa ragione, impianti essenziali come il compostaggio vanno insediati in aree non sottoposte a vincoli. Non è più tollerabile che nel sito di Timpazzo si ricorra a continui interventi di ampliamento nel nome dell’emergenza rifiuti”.

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