Mafia e armi, ci sono le motivazioni del giudizio d’appello “Compendium”: condannati anche i fratelli Billizzi

 
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Gela. Cinque condanne pronunciate dai giudici di appello di Caltanissetta lo scorso giugno. Le motivazioni della sentenza. Per i magistrati nisseni, che nelle scorse settimana hanno depositato le motivazioni di quel verdetto, sussistono le accuse mosse dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta nei confronti di Claudio Lo Vivo, Gianfranco Di Natale, Giuseppe Billizzi, Gianluca Gammino e Carmelo Billizzi. Vennero tutti coinvolti nell’inchiesta antimafia “Compendium”. Un’indagine che permise di far emergere i collegamenti tra le cosche locali e diversi affari illeciti, gestiti anche nelle regioni del nord Italia, oltre ad una rete di estorsioni. Nelle motivazioni depositate dai giudici di appello vengono in sostanza ricalcate le ragioni che condussero, già in primo grado, il collegio penale del tribunale di Gela a condannare i cinque imputati.L’unica condanna ridotta è quella di Claudio Lo Vivo, per lui in primo grado era già caduta l’accusa di associazione mafiosa. I giudici nisseni, accogliendo in parte le richieste arrivate dal difensore di fiducia, l’avvocato Vittorio Giardino, hanno escluso il collegamento tra lo stesso Lo Vivo e due episodi di presunte forniture d’armi in favore dei clan locali. Così, è arrivata la condanna a quattro anni e dieci mesi a fronte dei cinque anni e mezzo comminati in primo grado. L’imputato, da anni residente nel nord Italia, ha sempre ribadito di essere stato minacciato dai clan. Confermate, inoltre, le condanne a sei anni e mezzo di reclusione per Giuseppe Billizzi, fratello del collaboratore di giustizia Carmelo, e a sei anni per Gianfranco Di Natale. Condannati anche i collaboratori di giustizia Gianluca Gammino e, appunto, Carmelo Billizzi. Sei mesi al primo e un anno e undici mesi al secondo. Alcuni degli imputati hanno già provveduto, per il tramite dei difensori, a depositare ricorso in Cassazione. Nel pool di difesa ci sono anche gli avvocati Flavio Sinatra, Gloria Iannizzotto, Vania Giamporcaro e Angelo Tornabene. Tra le parti civili costituite nei diversi gradi di giudizio, invece, ci sono il Comune di Gela con l’avvocato Ornella Crapanzano e le associazioni antiracket, rappresentate dai legali Giuseppe Panebianco e Giovanni Bruscia.

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