Mafia e droga, in appello confermate le condanne più pesanti dopo il blitz “Malleus”

 
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Gela. Regge anche in appello il nucleo principale delle accuse mosse ai presunti organizzatori del giro di droga che sarebbe servito a finanziare la famiglia Rinzivillo. Sono sostanzialmente state confermate le condanne già imposte in primo grado dal collegio penale del tribunale di Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno disposto ventuno anni di reclusione per Massimo Gerbino, in continuazione con una precedente sentenza di tre anni fa. Quindici anni ciascuno per Baldassarre Nicosia e Giuseppe Andrea Mangiameli, ai quali è stata riconosciuta l’aggravante di aver agevolato il gruppo Rinzivillo. Quattordici anni e dieci mesi a Giuseppe Schembri, sempre con l’aggravante di aver favorito il gruppo mafioso e in continuazione con una precedente sentenza del 2012. Quattordici anni e due mesi a Giuseppe Lumia, in continuazione con una sentenza di due anni fa. Tredici anni e quattro mesi a Domenico Trespoli (per lui c’è stata l’assoluzione da uno dei capi di imputazione che ha contribuito a ridurre l’entità del verdetto visto che in primo grado era stato condannato a tredici anni e dieci mesi di detenzione) e due anni a Giacomo Gerbino. Dopo il concordato, invece, ridotta l’entità delle condanne per Roberto Cosentino (quattro anni di detenzione a fronte dei nove anni e sei mesi di primo grado), Salvatore Cosentino (quattro anni e tre mesi di reclusione rispetto ai dieci anni di primo grado), Vincenzo Florio (quattro anni e tre mesi di reclusione rispetto ai nove anni e undici mesi del primo giudizio), Valerio Longo (tre mesi in continuazione con un’altra sentenza rispetto a un anno e otto mesi in primo grado) e Davide Pardo (due mesi in continuazione con un’altra sentenza e a fronte dei tre anni e due mesi di primo grado).

I due Cosentino e Florio sono ritenuti i canali della droga che avrebbero rifornito il gruppo Rinzivillo e non rispondevo del vincolo mafioso. Dopo il decesso è uscito dal procedimento un altro imputato, si tratta di Gaetano Smecca. Per la sua posizione è stato pronunciato il non doversi procedere. In primo grado l’unico verdetto di assoluzione è stato emesso nei confronti di Salvatore Di Nicola, difeso dall’avvocato Salvo Macrì. I legali degli imputati, anche in appello, hanno escluso l’esistenza di un presunto gruppo mafioso inserito nel traffico di droga. Sono state prodotte una serie di sentenze dopo la parziale riapertura dell’istruttoria dibattimentale. I giudici nisseni però hanno confermato le condanne più pesanti, riducendole davanti al concordato, ammissibile però solo per alcuni imputati. I coinvolti nell’inchiesta sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Cristina Alfieri, Giovanni Lomonaco e Maria Teresa Cultrera.

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