Malato dopo anni di lavoro alla Smim, un medico: “La situazione di Di Fede era grave”

 
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Gela. “Non si riusciva ad arginare la situazione di peggioramento delle sue condizioni di salute”. Anche il medico del lavoro che periodicamente effettuava gli accertamenti sui dipendenti della Smim, storica azienda metalmeccanica impegnata anche nell’indotto della raffineria Eni di contrada Piana del Signore, ha ammesso che l’ex operaio Salvatore Di Fede, durante la sua lunghissima esperienza lavorativa tra le fila dell’azienda, contrasse una grave patologia respiratoria. “Era un saldatore – ha spiegato il medico davanti al giudice Marica Marino – e quella patologia proveniva dall’attività svolta”. Per i pm della procura, Di Fede avrebbe inalato per anni i pericolosi fumi di saldatura, senza che si adottassero le necessarie misure di prevenzione.

La grave patologia respiratoria. A processo, ci sono il titolare della Smim Giancarlo Barbieri e gli ex addetti Luigi Pellegrino, Giovanni Giorgianni e Giovanni Corbino. Devono rispondere di lesioni colpose. L’ex operaio è invece parte civile, con l’avvocato Giacomo Di Fede. “Indicai all’azienda – ha precisato il medico – di valutare un cambio di mansioni per Di Fede, che venne impiegato come magazziniere”. Per il legale dell’ex lavoratore, la grave patologia sarebbe stata contratta durante gli anni di lavoro alla Smim. Il medico ha risposto alle domande del pm Sonia Tramontana e a quelle delle parti. I difensori, invece, escludono che gli imputati, per le mansioni ricoperte in Smim, possano aver avuto responsabilità rispetto alla patologia contratta dal lavoratore e che ancora oggi ne condiziona la vita quotidiana. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Vincenzo Cilia e Saverio La Grua.

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