Malformazioni e industria, i periti confermano il collegamento: sott’accusa i fumi della fabbrica

 
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Gela. Confermate le conclusioni contenute nella prima relazione redatta dal collegio peritale. Collegamento tra attività industriale e patologie. C’è un collegamento tra la produzione industriale in città e i circa trenta casi di malformazioni denunciati da altrettanti nuclei familiari. La relazione, arricchita dai contributi dei due nuovi periti nominati dal giudice Alberto Leone nel corso dell’accertamento tecnico preventivo, è già stata inviata alle parti. Proprio trenta famiglie hanno deciso di citare in giudizio le società Eni, Syndial e raffineria di Gela. Adesso, spetterà ai legali delle parti interessate, compresi quelli delle tre aziende, presentare le rispettive osservazioni. Avranno venti giorni di tempo. I docenti universitari Alessandro Bacaloni e Benedetto De Vivo, quindi, sembrano aver sposato in pieno le conclusioni già presentate dagli altri periti scelti dal giudice Leone. Le famiglie che hanno deciso di agire in giudizio denunciarono di aver subito conseguenze dall’esposizione alle sostanze immesse in atmosfera dalle aziende chiamate a rispondere.

I fumi della centrale. In ballo, ci sono soprattutto diversi casi di malformazioni neonatali. Le famiglie sono rappresentante in giudizio dagli avvocati Maurizio Cannizzo, Veruscha Polara, Luigi Fontanella e Lucio Greco. Tra le contestazioni mosse dai periti che hanno analizzato i dati dei monitoraggi portati avanti su richiesta dello stesso gruppo Eni, ci sono anche i fumi della centrale termoelettrica che, almeno fino al 2000, sarebbero stati immessi in atmosfera senza particolari trattamenti. Spetterà al collegio dei periti, inoltre, convocare le parti per un eventuale tentativo di conciliazione.

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