Malformazioni, via a cause civili: Greco, “Più di cinquanta casi sotto esame”

 
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Gela. Avviata un’indagine per valutare un nesso tra le esposizioni ambientali e le malformazioni neonatali. Dopo il caso della creatura venuta alla luce con sesso ambiguo, in città si è tornato a parlare di malformazioni. 

Uno studio ha interessato oltre cinquanta soggetti colti dalle malformazioni più diffuse: ipospadie, palatoschisi e spina bifida. Nell’indagine sono state analizzate anche persone con tre o sei dita in una sola mano.
Gli accertamenti avviati da consulenti tecnici e medici di un collegio nominato dal tribunale di Gela, giudice dei procedimenti malformazioni, Valentina Balbo, hanno permesso a un pool di avvocati composto da Lucio Greco, presidente dell’associazione Cittadini per la giustizia, oltre ai legali Maurizio Cannizzo e Luigi Fontanella, di avviare procedimenti giudiziari mirato a garantire un giusto risarcimento alle famiglie colpite. “Cosa aspetta il sindaco Angelo Fasulo, massima autorità sanitaria in città – accusa il legale Greco – a avviare tutte le iniziative utili per verificare le soluzioni possibili chiedendo un’indagine conoscitiva alle commissioni Igiene e sanità di Camera e Senato. Bisogna stabilire le connessioni possibili tra l’inquinamento ambientale e le malformazioni neonatali”.
Il collegio tecnico dei Ctu, presieduto da Pierpaolo Matroiacono, ha evidenziato al giudice Valentina Balbo, “un periodo troppo breve e inappropriato per potere effettuare una analisi attenta e precisa degli elaborati. La stesura della perizia deve essere puntuale e ciò necessita la più ampia riflessione collegiale per poter esprimere in maniera completa ed esaustiva il proprio giudizio”. Secondo i componenti del Ctu, inoltre, “la valutazione del nesso causale tra esposizione ambientali e malformazioni se è resa oltremodo complessa per le numerose pubblicazioni scientifiche emerse negli ultimi anni che non sono facilmente reperibili in tempi brevi”. 
“A proposito dei tanti bambini nati malformati – conclude Greco dell’associazione Cittadini per la giustizia – abbiamo avviato molteplici procedimenti giudiziari, coinvolgendo oltre cinquanta soggetti, chiamando in causa la Raffineria di Gela e società appartenenti al colosso energetico Eni e con la partecipazione della procura della repubblica, mirati a fare accertare le connessioni possibili tra inquinamento ambientale e malformazioni feto-neonatali ed epigenetica conseguenti a fattori di inquinamento ambientale legato all’attività industriale. Come associazione siamo fiduciosi che gli accertamenti avviati e l’interazione tra i ctu medici e chimici del collegio nominato dal tribunale di Gela, riconoscano una connessione tra l’inquinamento e le malformazioni e preveda un risarcimento per le famiglie colpite da questo triste fenomeno anche con precise cure sanitarie”.

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