Gela. “Non ho fatto il saluto romano. C’è stata la chiamata del presente e ho detto per tre volte “per i martiri delle foibe”. Io, però, non ho fatto il saluto romano”. Si è difeso il militante gelese di Forza Nuova, partito neofascista fondato da Roberto Fiore, finito a processo con l’accusa di apologia di fascismo, dopo quanto accadde durante una manifestazione di cinque anni fa, organizzata in città dai vertici regionali, nella giornata di commemorazione delle vittime delle foibe. Le riprese video di quel corteo e della cerimonia, svoltasi davanti al monumento al milite ignoto in piazza Martiri della libertà, immortalarono diversi militanti di Forza Nuova, con le braccia tese, intenti a fare il saluto romano. “Fu una manifestazione pacifica, senza disordini – ha proseguito Ivan Aliotta – era regolarmente autorizzata dalla questura. Oggi, il gruppo locale di Forza Nuova si è sciolto. Non ne faccio più parte. Non ricordo chi fece il saluto romano, ma io non l’ho fatto. L’imputato, davanti al giudice Antonio Fiorenza, ha risposto alle domande del difensore, l’avvocato Guglielmo Piazza, e del pm Sonia Tramontana. Insieme a lui, sono a processo Giuseppe Bonanno Conti, Salvatore Rovello, Giuseppe Provenzale, Luigi Adorni e Monica Grillo.
In quel periodo, rivestivano cariche importanti nel partito regionale e secondo gli investigatori avrebbero inneggiato al fascismo, sfruttando la commemorazione delle vittime delle foibe. In aula, nei banchi dei difensori, c’era anche l’avvocato Stefania. In dibattimento, è stato ammesso come parte civile il Ministero dell’interno, rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, con il legale Giuseppe Laspina, che per motivare la decisione ha parlato di “reati di pericolo concreto che mettono a rischio il divieto di costituzione del partito fascista”. La decisione conclusiva potrebbe arrivare il prossimo maggio.
