Mattarella ignora le stragi del meridione, “politici vergognatevi di appartenere alla giuliva Trinacria”

 
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Gela. Visto che gli Italiani del 2000 sono proiettati ad osannare tutto ciò che è di matrice estera e tutto quello che riguarda la storia sbagliata dell’Italia, vogliamo ora soffermarci sui massacri compiuti dai nordisti sulla pelle dei Meridionali.

Abbiamo avuto occasione di parlare di molte eccellenze che esistevano nel Regno delle Due Sicilie, prima che forze barbariche provenienti dall’Italia nord occidentale non invadessero il mezzogiorno, stuprando e uccidendo donne e bambini, come asserisce Antonio Gramsci, in un suo trafiletto.  Rubando e saccheggiando tutto ciò che esisteva nel meridione,  trasferendolo e facendo progredire il nord dell’Italia  occidentale che come il Piemonte era in deficit conclamato.

Io mi chiedo. visto che il Presidente della Repubblica Italiano, al momento della proclamazione, va a deporre una corona d’alloro alle fosse Ardeatine, dove furono massacrati 330 civili ad opera dei tedeschi per l’assassinio di 33 tedeschi uccisi dai Partigiani in via Raselli a Roma, perché il “nostro” Presidente della Repubblica Italiana, essendo siciliano e  perciò meridionale, non va a ricordare e commemorare il 1.500.000 morti meridionali , uccisi dai carnefici piemontesi al comando del re Vittorio Emanuele II?

Dovrebbe, questo Presidente, vergognarsi e scomparire dalla circolazione, sapendo del compimento di questi fatti e di Pontelandofi e Casalduni.  Forse non si vergogna perché furono definiti briganti e non patrioti come i partigiani, che secondo lo studioso Torinese Lombroso uccisi senza processo, perché bastava misurare la lunghezza del cranio dei cittadini del sud con un compasso da muratore e il giuoco era fatto.

Dai risultati dei censimenti, disposti dai Savoia nel 1861 e nel 1871, e dai dati dalle anagrafi Borboniche, emergono al Sud “tribù”che non si sa se siano davvero esistite di quella consistenza.

Tutto dovuto alla guerra, scrive il ministro competente nel 1865 al re  Vittorio Emanuele II.  Secondo i vari raffronti, mancano in un solo anno, il 1862 , 652.000 persone. Quando il Piemonte invade il Regno delle Due Sicilie, aveva  7.177.000 abitanti e alla fine del 1862 erano ridotti a 6.515.000.

Della fucilazione in Calabria, testimone un Deputato Nazionale, furono massacrati 350 persone. Non stiamo a parlare delle deportazioni di donne, bambini, adolescenti separati dai genitori in Liguria per non scandalizzare il grande Sergio Mattarella ignaro o costretto a tacere. Ricordiamo i frequenti viaggi dalla Sicilia a Torino di Francesco Crispi, generale Garibaldino che preparò l’invasione della Sicilia con Rosolino Pilo e Giovanni Corrao e fu il primo capo del governo italiano non settentrionale dopo 25 anni di Unità.

Questi sono gli uomini che hanno governato l’Italia da oltre 156 anni e sono questi i nomi che ci troviamo nelle vie cittadine e non contenti stiamo lavorando per intitolare una strada al grande narratore Siciliano, osannato da filosofi Gelesi, l’inventore del commissario Montalbano: Camilleri.

Scrittore che si è arricchito scrivendo sull’arretratezza e sull’ignoranza meridionale che ha sempre qualificato il mezzogiorno, in particolare la nostra bella isola, ricca di cultura fino alla devastazione dei Piemontesi. Un appello a qualche uomo, ancora impregnato di alti sentimenti umani, cristiani e storici, di rivedere la toponomastica della nostra città e di correggere i nomi classici quale  Eutimo con Entimo o Archistrato con Archestrato, due grandi da non dimenticare, uno per la nostra storia e l’altro per la cucina e sempre per non dimenticare è giusto citare i versi di Emanuele Maganuco, poeta gelese nella sua poesia “Genesi Funesta”, che vi riportiamo di seguito:

Un costante e lugubre pianto

Già s’intona nell’aria ed attira

cupe navi d’aspetto nefando

nella baia dove l’onda trasmigra

lei è, la giuliva e ridente Trinacria

che di rosso ora tinge il vessillo di Patria.

Con queste parole si esprimeva nel 1993, il poeta gelese, quando nell’aria si sentiva un corteo di macabri rosari e avanzava sprezzante la morte, ma nonostante tutto questo, recita, è il luogo che mi diede i natali, oggi i nostri politici e uomini di cultura, devono solo vergognarsi di appartenere alla ridente e giuliva Trinacria.

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