“Mazzette” per rifornire le autobotti, indagati al riesame: Moscato e Cassarà sono ai domiciliari

 
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Gli indagati ripresi durante gli incontri al punto di rifornimento di Montelungo

Gela. Il titolare dell’impresa avrebbe avuto la possibilità di rifornirsi d’acqua dal punto di approvvigionamento del Comune, passando solo da un dipendente dell’ente, ritenuto infedele. Un presunto patto, quello che sarebbe stato stretto dal quarantatreenne Gaetano Cassarà e dal dipendente comunale cinquantaduenne Rosario Moscato, che ha fatto scattare gli arresti, eseguiti da militari della guardia di finanza. Le accuse sono gravi, compresa la corruzione. Entrambi sono ai domiciliari e la prossima settimana verrà trattato il ricorso presentato dalla difesa di Moscato. Il legale Nicoletta Cauchi chiederà ai giudici del riesame di Caltanissetta di rivedere il provvedimento di custodia cautelare, firmato dal gip del tribunale di Gela, su richiesta dei pm della procura che hanno coordinato l’inchiesta. Per gli inquirenti, Moscato avrebbe intascato circa quattrocento euro al mese, mettendo a disposizione il punto di approvvigionamento del Comune a Montelungo. Cassarà, secondo la ricostruzione, avrebbe rifornito costantemente le sue autobotti, senza pagare nulla all’ente proprietario, ma versando le “mazzette” direttamente nelle mani di Moscato. Anche la difesa di Cassarà, sostenuta dall’avvocato Filippo Incarbone, si è rivolta ai giudici del riesame. Al momento, l’udienza non è stata ancora fissata.

Secondo gli inquirenti, inoltre, gli indagati avrebbero avuto intenzione di armarsi. Si parlerebbe del possibile acquisto di una pistola (che gli inquirenti non hanno comunque trovato), forse per intimidire qualcuno che avrebbe potuto segnalare quello che stava accadendo. Davanti al gip, entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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