“Messa a posto” di commercianti e imprenditori: Un’assoluzione in appello

 
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Gela.
Un’assoluzione ed una condanna nel processo di secondo grado che ha preso spunto dall’inchiesta antiracket “Messa in regola”. La corte d’Appello ha confermato la condanna a 6 anni e 4 mesi nei confronti di Massimiliano Tomaselli, mentre ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo Salvatore Murana, assistiti dall’avvocato Flavio Sinatra.

Per entrambi l’accusa aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
L’anno scorso il verdetto era stato annullato dalla Cassazione. Murana era ritenuto responsabile per l’estorsione ad una pizzeria, mentre Tomaselli ad un ristorante. Il blitz “messa in regola” scattò il 26 febbraio del 2008. E’ quanto disposto dalla sesta sezione della Cassazione.
A pretendere la tangente furono gli affiliati alle due consorterie mafiose, Cosa Nostra e Stidda, legati, dopo la guerra di mafia degli anni ‘90, da un patto di non belligeranza. Dividere in parti uguali gli introiti era stato sancito da una pax mafiosa. I carabinieri eseguirono 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Tutti, secondo l’accusa, avrebbero imposto il pagamento del pizzo a diversi esercenti della zona, in particolare ristoratori. I fatti contestati agli indagati risalgono dal 1996 al 2006. I commercianti pagavano tra le uno e cinque milioni di lire.

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