“Mi prostituivo anch’io, avevo bisogno dei soldi per mia figlia”, gli incontri scoperti dai poliziotti

 
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Gela. Un presunto giro di prostituzione tra Niscemi, Gela e Butera. Giovani romene che si sarebbero concesse per poche decine di euro, all’interno di abitazioni private.


Gli incontri a pagamento. A processo ci sono proprio tre cittadini romeni, si tratta di Nicolae Korosi, Dragos Onea e Marianna Dumitru. Sono accusati di sfruttamento della prostituzione. Davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni, l’unica donna finita a processo si è difesa. Non sarebbe stata lei ad imporre alle connazionali di prostituirsi. “Anche io mi prostituivo – ha spiegato – avevo bisogno perché sono stata lasciata da mio marito e devo pensare a mia figlia. Mi servivano i soldi”. La donna ha risposto alle domande dei difensori, gli avvocati Carmelo Tuccio e Francesco Cottone, che hanno ricostruito i rapporti tra l’imputata e le ragazze che si sarebbero prestate ad incontri sessuali a pagamento. “I clienti sapevano che noi eravamo prostitute – ha continuato – ognuna teneva i propri soldi. Non ho mai preteso niente dalle altre”. L’indagine venne condotta dai poliziotti di Niscemi. I clienti arrivavano anche dai comuni limitrofi e il via vai è stato ripreso dagli investigatori in fase d’indagine. Per l’accusa, i tre imputati avrebbero controllato il giro di incontri a pagamento. Tra i difensori, c’è anche l’avvocato Giusy Ialazzo.

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