Minacce ai dirigenti dell’azienda e auto in fiamme, un operaio ingiustamente accusato: si decide su un maxi risarcimento

 
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Gela. Venne additato, insieme ad altri compagni di lavoro, come presunto autore di minacce e, addirittura, di attentati incendiari messi a segno ai danni dei vertici dell’azienda per la quale presta servizio.

La richiesta di risarcimento. Accuse che caddero immediatamente, come confermato dai magistrati della procura. Il proprietario del gruppo metalmeccanico Smim, società al centro del caso, non avrebbe però neanche esitato a parlare di “mafia”. L’azienda, da anni, è impegnata nell’indotto della fabbrica Eni. Adesso, davanti ai giudici civili del tribunale, c’è in ballo una richiesta di risarcimento da oltre centomila euro. A chiedere che gli venga riconosciuto il diritto al risarcimento è proprio uno degli operai ingiustamente accusati. Il procedimento è attualmente in corso e, nelle scorse settimane, sono stati sentiti nuovi testimoni, chiamati a deporre sia dai legali del titolare della Smim sia da quello dell’operaio. Il dipendente, infatti, ha scelto di farsi rappresentare in giudizio dall’avvocato Francesco Castellana. Come emerse dalle indagini, risalenti oramai ad otto anni fa, a mettere in atto minacce e incendi notturni che distrussero diverse auto dei manager Smim fu, invece, un altro lavoratore, collega degli operai risultati invece del tutto estranei ai fatti.  

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