Minacce al padre di un collaboratore di giustizia, cinquantasette chiamate in poche ore: c’è il processo

 
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Gela. Cinquantasette telefonate in pochissime ore per minacciarlo e offenderlo. Cinquantasette telefonate in poche ore. La vittima sarebbe un anziano, padre di un collaboratore di giustizia e attualmente sottoposto a stretta tutela da parte delle forze dell’ordine. A rispondere alle accuse, invece, è un macellaio. Sarebbe stato lui a contattare l’anziano, quando l’uomo viveva ancora in città prima di essere trasferito in una località protetta. “Sono andato dai carabinieri a denunciare – ha detto in aula rispondendo alle domande formulate dal pm Sonia Tramontana – e il telefono continuava a squillare. Le offese e le minacce erano tante”. Antonio C., ha descritto i fatti pur ammettendo di non conoscere l’imputato. Il legale di difesa, l’avvocato Nicoletta Cauchi, ha comunque sottolineato come l’iniziale denuncia sporta dalla vittima facesse riferimento non al macellaio ma ad un giovane romeno. Ci sarebbero, quindi, delle divergenze rispetto all’identità del presunto molestatore telefonico.  

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