Monitoraggio Legambiente, resi noti i risultati: “Perdite di metano dal Greenstream”

 
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Il monitoraggio effettuato al Greenstream

Gela. Da anni è uno degli snodi principali per il gas sul territorio nazionale. Negli ultimi mesi, si sono riaccese in maniera ancora più insistente le luci sul gasdotto Greenstream, che collega la costa libica al punto di arrivo di contrada Piana del Signore. Con la necessità di rafforzare le scorte nazionali di gas anche il Greenstream è sotto stretta attenzione da parte del governo. Un mese fa, gli attivisti di Legambiente hanno effettuato un monitoraggio, con il sit in della campagna ribattezzata “C’è puzza di gas”. Sono stati diffusi i risultati dell’attività di controllo. Per il Greenstream sono state accertate perdite di metano, sia dirette (venting) sia dovute alla necessità di maggiori manutenzioni. Si tratta di rilasci che non si possono notare ad occhio nudo. Il monitoraggio, che ha riguardato un totale di venticinque impianti tra Sicilia e Basilicata, è stato effettuato con una termocamera ad infrarossi. Secondo quanto indicato nel report di Legambiente, nel sistema Greenstream sono stati individuati due rilasci diretti e “nove perdite di vario genere”. “Sempre a Gela in una ulteriore stazione di regolazione sono state individuate circa 12 emissioni di metano, di cui 2 venting, e 10 perdite da valvole, tubature e contatori”, riferisce Legambiente. Per gli attivisti, i rilasci in atmosfera di gas metano sono impattanti per gli equilibri ambientali. “Il metano è, infatti, un gas fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica per i primi 20 anni dal suo rilascio in atmosfera”, viene indicato nelle conclusioni rese pubbliche. A Piana del Signore, Legambiente e altre associazioni hanno tenuto un sit in, effettuando proprio un’analisi con termocamera. I dati sono stati successivamente elaborati. “Ad oggi nella Penisola non esistono adeguati strumenti normativi che impongano un monitoraggio costante di quanto avviene nelle diverse infrastrutture e ciò rende complesso identificare e quantificare le fughe, ostacolando un’analisi dettagliata sull’entità reale del problema. Per questo è fondamentale che l’Italia adotti, in primis, una regolamentazione efficace e sistemi di controllo al fine di penalizzare le emissioni, e il conseguente spreco, di gas fossile. È fondamentale, inoltre, che il nostro Paese tagli i sussidi alle fonti fossili e dia un’accelerata alla riduzione delle emissioni di metano, un tema quello della riduzione già al centro del Global Methane Pledge un patto sottoscritto da cento paesi all’ultima Cop26 di Glasgow”, fanno sapere da Legambiente. La stessa attività è stata effettuata in altri siti siciliani e non.

“Altro caso che desta preoccupazione sono i due rilasci di metano in atmosfera osservati presso la Centrale di Compressione di Enna, una delle infrastrutture del gas tra le più importanti in Italia in quanto luogo di trasmissione del gas fossile che arriva dal Nord Africa, vale a dire un terzo del gas consumato in Italia. In questo caso il sito è stato monitorato per ben due volte a distanza di due giorni e sono state trovate le stesse emissioni da una delle fonti già controllate, ed un nuovo punto di emissione portando a tre il totale. In Basilicata, due esempi degni di nota sono il pozzo Alpi 4 in Val d’Agri e una stazione di regolazione nei pressi di Moliterno (PZ). Nel primo caso sono stati individuati due casi di venting, una perdita dall’unità di misurazione e due perdite lungo le tubature per un totale di 5 fonti di emissione. Nel secondo sono state identificate circa dieci fonti di emissione, di cui due per rilascio e 8 perdite da tubature, valvole e connettori”, si legge nel mini rapporto rilasciato. Le priorità rimangono i rilevamenti e le riparazioni delle fuoriuscite di metano, anche attraverso precise indicazioni normative.

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