Morì all’isola 6 della raffineria, venti indagati davanti al gup per l’incidente che stroncò la vita di Romano

 
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Gela. Una presunta, lunga, catena di violazioni delle norme in materia di sicurezza sul lavoro sarebbe tra le cause principali della morte dell’operaio trentenne Francesco Romano.

Travolto dai tubi. Il giovane venne travolto da pesantissimi tubi che non gli lasciarono scampo. Adesso, per quei fatti, sono in venti a dover rispondere davanti al giudice dell’udienza preliminare. I magistrati della procura hanno chiuso le indagini alcuni mesi fa. L’incidente mortale, nel novembre del 2012, si verificò all’isola 6 dello stabilimento Eni, praticamente a ridosso della radice pontile. Romano, dipendente della Cosmi Sud, venne travolto da tubi, di lunghezza non inferiore a ventiquattro metri, che si sganciarono da una catasta collocata nei pressi del cantiere avviato per il miglioramento della linea P2. Le accuse dei magistrati della procura, così, si concentrano soprattutto sui vertici della Cosmi Sud, azienda per la quale lavorava Romano, della Pec srl, società titolare dell’appalto assegnato da raffineria Eni, della Sertec, società toscana che si occupa di monitorare la sicurezza in fabbrica, e della stessa Raffineria di Gela spa. Davanti al gup il prossimo 8 giugno si presenteranno, oltre ai rappresentanti legali delle quattro società, anche l’ex amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa, Ignazio Vassallo, Fabrizio Zanerolli, Nicola Carrera, Fabrizio Lami, Mario Giandomenico, Angelo Pennisi, Marco Morelli, Alberto Bertini, Patrizio Agostini, Sandro Iengo, Guerino Valenti, Rocco Fisci, Salvatore Marotta, Serafino Tuccio e Vincenzo Cocchiara. Stando alle accuse, l’area di cantiere non sarebbe stata idonea alle attività svolte dagli operai impegnati. Inoltre, sarebbero mancati i controlli sulla catasta di tubi collocata nei pressi della radice pontile e ferma lì da circa sei anni. Manutenzione dell’area inesistente e, addirittura, dati tecnici appositamente modificati per consentire la rapida conclusione dei lavori. Sarebbe questo lo scenario, almeno secondo i magistrati della procura, che avrebbe condotto all’incidente mortale. I familiari dell’operaio morto si costituiranno parte civile con gli avvocati Salvo Macrì ed Emanuele Maganuco che hanno seguito la vicenda fin dall’inizio. Prima della chiusura delle indagini, si è svolto un lungo incidente probatorio con diversi sopralluoghi nell’area diventata scenario della morte di Romano. La drammatica fine del giovane operaio, che lasciò la moglie e due piccole figlie, provocò una forte presa di posizione da parte di chi lo conosceva da anni.

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