Morì investito dall’autobotte forestale, a giudizio l’autista e il caposquadra

 
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Butera. Devono rispondere di omicidio colposo e violazione delle misure antinfortunistiche. L’autista dell’autobotte del corpo forestale e il caposquadra sono ritenuti i responsabili dell’incidente che provocò la morte di Giuseppe Petrolio.

L’operaio della forestale di Butera aveva 48 anni quando venne travolto e ucciso da un’autobotte della squadra antincendio dell’ente forestale. Quell’otto agosto del 2009 la vittima stava spegnendo insieme ai colleghi un incendio nelle campagne di contrada Stizza, alle porte di Niscemi. Per quella morte il Gip del tribunale di Caltagirone ha rinviato a giudizio l’autista dell’autobotte, Giuseppe Tizza di Niscemi, e il responsabile della squadra, il palermitano Luciano Geraci. Ieri è iniziato il processo al tribunale di Caltagirone. La moglie, i due figli ed i fratelli della vittima sono parti civili nel procedimento, rappresentati dai legali Salvo Macrì e Rocco Guarnaccia. Si è costituita in giudizio anche dall’avvocatura dello Stato, che rappresenta la Regione. Le parti civili hanno chiesto di citare anche la compagnia assicurativa dei mezzi di intervento.

 

Giuseppe Petrolio, insieme ad altri colleghi, era intervenuto per domare le fiamme alte che avevano interessato la zona di Niscemi. Scese dall’autobotte per guardare l’area boschiva invasa dal fuoco e dal fumo. Inavvertitamente l’autista del mezzo effettuò una manovra in retromarcia per posizione meglio il veicolo e non si è accorto della presenza del collega travolgendolo. Il mezzo pare non avesse neanche lo specchietto retrovisore. Sono stati gli altri compagni di lavoro a dare l’allarme e a chiamare l’ambulanza del pronto soccorso dell’ospedale Suor Cecilia Basarocco di Niscemi. Giuseppe Petrolio morì durante il tragitto. Il processo entrerà nel vivo a marzo.

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