Morire di lavoro, rabbia e dolore per la morte dell’operaio: sit in all’Eni

 
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Gela. Rabbia e disperazione. Accuse e sospetti. La morte di Gianfranco Romano, l’operaio di 29 anni di Gela schiacciato da un tubo di 36 pollici mentre lavorava all’imbocco del pontile che conduce alla diga Foranea, pone tanti interrogativi.

Stamattina i lavoratori del diretto e dell’indotto si sono fermati per due ore: dalle 7,30 alle 9,30 hanno protestato davanti i cancelli del petrolchimico. C’erano tanti colleghi di lavoro in lacrime, sconvolti dalla tragedia. Francesco Romano, Gianfranco per gli amici, era alle dipendente della ditta Cosmisud. Il pesante tubo che si è sganciato da una gru per cause al vaglio degli inquirenti, ha colpito mortalmente lo sfortunato operaio che lascia la moglie e due figlie di due e quattro anni. L’impresa gelese sta lavorando per la movimentazione e assistenza operativa lungo il pontile per la costruzione della linea “P2” per il recupero del greggio trasportato dalle petroliere. Stava lavorando in un’area di cantiere di pertinenza alle ditte dell’indotto della raffineria.

Il corpo privo di vita dell’operaio è stato condotto all’obitorio e rimane a disposizione della magistratura che potrebbe decidere di ordinare l’esame autoptico. Le forti raffiche di vento potrebbero essere le principali cause della disgrazia che si è registrata tra le isole della Raffineria. I vertici del petrolchimico hanno espresso vicinanza alla famiglia, alle ditte e a tutti i lavoratori. Il governatore regionale Rosario Crocetta ha espresso vicinanza alla famiglia, mentre il Comune proclamerà una giornata di lutto cittadino.

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