Morso assolto dall’accusa di concorso nell’omicidio Di Maria: condanna confermata al figlio Guido

 
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Sono diventate definitive le condanne ai Morso

Genova. Cade l’accusa di concorso in omicidio e per il gelese sessantaduenne Vincenzo Morso arriva una netta riduzione della condanna. Tre anni e otto mesi a fronte dei complessivi diciannove anni e otto mesi di primo grado, imposti invece dai giudici della Corte d’assise di Genova. Morso era accusato di aver partecipato all’omicidio del ventottenne Davide Di Maria, trovato senza vita all’interno di un’abitazione del quartiere Molassana. Condanna confermata però per il figlio trentaseienne Guido Morso. Anche per i giudici della Corte d’assise d’appello sarebbe stato lui ad uccidere Di Maria, al culmine di una rissa scaturita da un presunto regolamento di conti per la gestione delle piazze di spaccio nel capoluogo ligure. In primo grado era stato condannato a ventuno anni e cinque mesi complessivi, anche se in appello è passato il concordato sul possesso di armi. Sulle spalle del padre sessantaduenne, che gli investigatori da anni ormai considerano referente di cosa nostra a Genova, adesso c’è solo la condanna per la rissa e le armi che avrebbe avuto a disposizione. E’ passata, seppur solo rispetto alla sua posizione processuale, la linea difensiva sostenuta dai legali Giacomo Ventura (intervenuto proprio nel giudizio di secondo grado), Riccardo Lamonaca e Mario Iavicoli.

Per i difensori, padre e figlio non avrebbero ucciso Di Maria, per lui fatale fu una coltellata, e sono stati esposti una serie di motivi aggiuntivi a sostegno della loro ricostruzione. La lama non è mai stata trovata dagli investigatori. I due imputati, già in fase di indagine dopo essersi costituiti, ammisero di aver portato nell’abitazione delle armi, ma non un coltello. La colluttazione sarebbe scoppiata dopo pochi istanti. Nell’appartamento c’erano anche Marco N’Diaye e Cristian Beron, ritenuti vicini a Di Maria. Dopo essersi accorti di quanto era accaduto al ventottenne, i Morso si diedero alla fuga, consegnandosi agli investigatori solo successivamente. Le difese, probabilmente, si rivolgeranno anche alla Corte di Cassazione.

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