“Nessuno conosceva l’amianto, tute da lavoro lavate a casa”, parte processo: tre ex operai esposti

 
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Gela. “In quel periodo, nessuno conosceva l’amianto. Solo dopo il 1992, abbiamo iniziato a fare alcuni corsi sulla sicurezza nello stabilimento”. Un ex operaio, per circa trent’anni impegnato nell’indotto della raffineria, è stato sentito in aula, davanti al giudice Miriam D’Amore. E’ partito il dibattimento nei confronti di ex manager e tecnici di Eni, ma anche di imprenditori titolari di aziende attive nell’indotto della multinazionale. Sono accusati di lesioni, a seguito delle patologie che hanno colpito dipendenti esposti all’amianto. “Le tute le lavavamo a casa – ha proseguito l’ex lavoratore – ogni tanto, usavamo mascherine normali e guanti e tutto quello che ci veniva fornito”. Gli operai, però, non conoscevano affatto la pericolosità delle fibre d’amianto. Sono tre gli ex lavoratori ammessi come parti civili e oggi costretti a fare i conti con gravi patologie. Sono assistiti dai legali Davide Ancona e Lucio Greco. Nel corso dell’udienza sono stati acquisiti i verbali con le dichiarazioni rese da altri operai esposti, sentiti in passato dagli investigatori che si occuparono di svolgere una lunga attività d’inchiesta.

Sono a processo, Giancarlo Barbieri, Guido Caporale, Luigi Pellegrino, Sebastiano Caporale, Antonio Catanzariti, Pasqualino Grandizio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Arturo Borntragger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina, Vito Milano, Salvatore Vitale, Giuseppe Di Stefano e Giuseppe Lisciandra. La società Raffineria di Gela, invece, è in giudizio come responsabile civile. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giacomo Ventura, Attilio Floresta, Flavio Sinatra, Carlo Autru Ryolo, Davide Limoncello e Gualtiero Cataldo.

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