“Non andrà in casa lavoro”, niente aggravamento per coinvolto in inchiesta “Inferis”

 
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Gela. Gli investigatori e i pm hanno chiesto l’aggravamento della misura, dopo una vicenda che l’avrebbe portato a violare gli obblighi della libertà vigilata. I giudici del tribunale di sorveglianza di Caltanissetta non hanno accolto le richieste avanzate nei confronti del trentanovenne Fabio Russello. In passato, è stato coinvolto in indagini antimafia come “Tagli pregiati” e “Inferis”, perché ritenuto vicino ai clan locali. Dopo aver lasciato il carcere (dove ha scontato le pene), gli è stata imposta la libertà vigilata, che secondo gli investigatori avrebbe violato nel novembre dello scorso anno, non fermandosi ad un posto di blocco organizzato dalle forze dell’ordine. A seguito di quel fatto, è stato chiesto il trasferimento in una casa lavoro. La difesa, sostenuta dall’avvocato Maurizio Scicolone, si è opposta. E’ emerso che per quanto accaduto al posto di blocco, non ci sarebbero stati elementi così chiari per ritenere che Russello abbia effettivamente violato gli obblighi. Non è stato aperto un procedimento penale a suo carico. Il giudice della sorveglianza ha accolto la tesi difensiva. Allo stesso tempo, non c’è stato il via libera sulla riconferma della pericolosità sociale.

Il legale che lo rappresenta ha prodotto una sentenza di annullamento della Corte di Cassazione, rispetto all’accusa di associazione mafiosa che gli veniva contestata. Fattori che secondo la difesa escluderebbero la pericolosità. Sia per l’aggravamento della misura che per la pericolosità sociale, i pm ritenevano invece che ci fossero tutti gli estremi per accogliere le richieste.

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