Non avevano rispetto neanche per i morti, la banda rubava pure i portavasi in rame al cimitero

 
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Gela. Non avevano pietà neanche per i morti. Due delle sette persone coinvolte nel blitz Sant’Ippolito rubavano anche nel cimitero Farello.

I portavasi in rame sparivano per ricavare qualche decina di euro. Sono questi alcuni risvolti dell’operazione di polizia che ha portato tra gli altri in carcere Luca Tasca e l’agrigentino Fabio Crisci. Nel corso della conferenza stampa il Primo dirigente del commissariato, Francesco Marino, ha spiegato che Calogero Minardi, 35 anni, e lo zio Orazio Valenti di 59 anni, si occupavano di rubare oggetti in rame al cimitero Farello che poi veniva rivenduto fuori città. Altra specialità anche il furto di limoni e arance.

Questi i nomi delle persone coinvolte nel blitz antidroga a Gela denominato Sant’Ippolito. In carcere Cristofer Luca Tasca, 24 anni e Fabio Crisci, agrigentino di 25 anni. Agli arresti domiciliari Baldassarre Nicosia, 34 anni, Gaetano Marino, 33 anni. Obbligo di presentazione alla Pg per Francesco Salafia, 27 anni, Calogero Minardi, 35 anni, e Orazio Valenti di 59 anni.

La polizia ha ricostruito fino a cento episodi di spaccio di hashish, marjuana e cocaina. Il pm  Antonio D’Antona ha spiegato che “Sant’Ippolito è uno dei quartieri della città con tante famiglie in difficoltà economica. Per aumentare livello di vita, spesso si sceglie la strada dei reati”.

Gli acquirenti della droga erano minorenni e gli indagati utilizzavano linguaggio criptico per non farsi scoprire. Si è lavorato con difficoltà perché dopo il blitz Praesidium i sospettati erano molto cauti nei movimenti e nel linguaggio utilizzato. Per le cessioni di droga parlavano di andare a prendere un caffè.

Tra i sette anche legami di parentela e sentimentali. Coinvolta anche la fidanzata di un imputato.

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