“Non capisco la reazione di Arena”, Siciliano si allontana da Musumeci: “Da lui la città aspettava risposte”

 
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Siciliano si dice estraneo ai fatti

Gela. Non ha intenzione di candidarsi ma al commissario straordinario Rosario Arena e al presidente della Regione Nello Musumeci i messaggi li invia ugualmente. L’ex vicesindaco Simone Siciliano, per molti la vera mente politica della giunta sfiduciata lo scorso settembre, negli ultimi giorni ha elencato una serie di misure ritenute necessarie per superare l’emergenza rifiuti. Dopo tre anni di conduzione dell’assessorato ambiente, è uscito nuovamente allo scoperto, facendo intendere che il commissario Arena non starebbe adottando le misure predisposte dall’ex giunta. “Non applichiamo le misure previste dall’ex giunta sui rifiuti? – ha replicato Arena – non rispondo all’ex vicesindaco Simone Siciliano. È facile parlare dopo che non si è fatto”. Siciliano, nel dopo sfiducia, ha orbitato intorno agli ambienti politici vicini al presidente della Regione Musumeci, ma adesso pare quasi criticare le scelte del governatore e dei suoi referenti locali. “Da parte mia, alcuna polemica c’è o ci sarà nei confronti dell’operato del commissario straordinario – dice – nessuna zizzania ma contributi leali per il bene della città. Non ho intenzione di candidarmi, ma nessuno mi impedirà, da libero cittadino, a crescere mio figlio in una città migliore di quella in cui mi sono formato. Nessuno mi può vietare, dunque, di continuare a servire la mia città, anche sottolineando ciò che si rischia di perdere se qualcuno pensa di adottare l’arte dell’improvvisazione rispetto a temi quali la tutela ambientale o lo sviluppo economico. Continuando ad augurargli di fare il meglio per questa città, non capisco la reazione del commissario straordinario, a cui abbiamo semplicemente fornito, per sua richiesta nell’incontro voluto con la giunta, gli elementi per una riflessione critica, volta ad un’azione risolutiva, nell’autonomia della sua funzione, e su cui lungi da me pensare che debba condividere le scelte di chi lo ha preceduto, certo che saprà fare di meglio, anche se ad oggi può non apparire così”. Siciliano però punge anche in direzione di Musumeci e dei suoi uomini.

“Dalla visita del presidente della Regione, la città attendeva risposte concrete sulla firma della convenzione per il finanziamento dell’Agenda Urbana, che giace da mesi sul suo tavolo e che premierebbe la capacità della precedente amministrazione, unica in Sicilia, con 20 milioni di euro utili per avviare lavori per mitigare il rischio idrogeologico, avviare l’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati e la digitalizzazione dei servizi al cittadino e alle imprese. Avrebbe potuto portare i rimanenti decreti di finanziamento per il patto per il Sud, che sembrano essere finiti nel dimenticatoio. Ventiquattro progetti esecutivi per 60 milioni di euro di cantieri, per rifare strade, marciapiedi, illuminazione pubblica e sottoservizi, che garantirebbero lavoro e decoro. Avrebbe potuto aprire lo sportello distaccato del Mise per avviare i finanziamenti dell’area di crisi industriale, con i primi 25 milioni di euro dedicati allo sviluppo di nuove, piccole e medie imprese, e l’attivazione delle misure incluse nel finanziamento per le politiche attive del lavoro. Ritenuti sufficienti non dal sottoscritto ma dal ministro dello sviluppo economico e dallo stesso presidente della Regione. Avrebbe potuto convocare il Ministero dello sviluppo economico per attivare i 300 milioni di euro dei Contratti di Sviluppo dell’area di crisi industriale, per finanziare i sette investimenti produttivi già manifestatesi ufficialmente lo scorso marzo, che garantirebbero una ricaduta occupazionale di circa 3000 unità lavorative, ad oggi fermi al palo con il rischio che decidano di investire altrove. Avrebbe potuto avviare l’accordo siglato con Eni per finanziare con 5 milioni di euro il progetto di rilancio turistico, archeologico-naturalistico, condiviso con l’assessore Sebastiano Tusa. Non lo ha fatto, forse perché consigliato male, preferendo gli annunci di nuovi tavoli di confronto, che in piena campagna elettorale produrranno solo parole e al termine delle elezioni voleranno via”. L’ex vicesindaco sembra mettere una specie di “pietra tombale” politica sui suoi eventuali rapporti con l’area di centrodestra che si rifà a Musumeci e di certo non è intenzionato a fare mea culpa davanti all’esito dell’esperienza amministrativa della giunta sfiduciata.

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