Non falsificava monete antiche, Cassazione annulla condanna: controlli in laboratorio imputato

 
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Gela. Non era un laboratorio per la contraffazione di monete antiche. I giudici della Corte di Cassazione hanno annullato, senza rinvio, la condanna che era stata imposta ad un privato, appassionato di archeologia. I carabinieri del nucleo tutela patrimonio artistico, diversi anni fa, sequestrarono almeno un centinaio di calchi. Secondo le accuse, l’imputato se ne sarebbe servito per falsificare monete antiche e rimetterle sul mercato. Una ricostruzione, che già nei precedenti gradi di giudizio era stata nettamente respinta dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Vittorio Giardino. I giudici romani hanno accolto in pieno le ragioni esposte dal legale. E’ venuta meno la condanna ad un anno di reclusione che era stata imposta al titolare del laboratorio, ricavato nei pressi della sua abitazione privata, in città.

Dalla ricostruzione difensiva, è emerso che quelle monete venivano realizzate con materiali che non avrebbero mai potuto trarre in inganno i fruitori, dato che non si trattava di leghe metalliche. Una serie di elementi tecnici che ha convinto i giudici capitolini a rivedere i precedenti verdetti, annullando la condanna.

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