Non ha messo sotto estorsione la pizzeria del centro, scagionato Vincenzo Gueli

 
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Gela. 
Non ha chiesto la messa a posto ai titolari della pizzeria “Abruzzese”. I giudici della corte di cassazione, così, hanno respinto il ricorso presentato dal procuratore generale della corte d’appello di Caltanissetta contro il quarantanovenne Vincenzo Gueli, considerato tra gli affiliati al gruppo della stidda.

È stato il suo difensore, l’avvocato Giacomo Ventura, a far emergere una serie d’incongruenze nelle accuse contestate a Gueli. L’imputato, infatti, non avrebbe potuto sottoporre ad estorsione gli esercenti dell’attività commerciale perché, nei mesi del 1992 finiti al centro delle indagini, si trovava già in carcere.
 La condanna di primo grado a carico di Vincenzo Gueli, proprio per questa ragione, era stata annullata. Adesso, i supremo giudici hanno detto no anche al ricorso presentato dal procuratore generale.
I pm fondavano le loro accuse soprattutto sulle ammissioni rese dai titolari della pizzeria del centro storico.

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