“Non possiamo assistere inerti ad una morte lenta”, la dirigenza del Gela getta la spugna

 
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Il presidente del Gela Calcio Angelo Mendola ed il vice Fabio Fargetta

Gela.  Spettatori inerti di una morte lenta. E la dirigenza del Gela ha deciso di staccare la spina al “malato Gela”, disimpegnandosi. Lo ha fatto con un comunicato a cuore aperto, che magari per molti sembrerà l’ennesimo documento già visto e rivisto. L’ultima settimana ha fatto precipitare la situazione. La mancata risposta del commissario straordinario all’ennesimo appello della dirigenza, la dura risposta invece del governatore Musumeci, quel Gela-Bari a porte chiuse sono stati il colpo di grazia.

Questo pomeriggio la nota della società, che ha preso la decisione di “ritirarsi e contestualmente disimpegnarsi dalla guida del Gela Calcio facendo un passo indietro a favore di tutti i colori che vogliono portare avanti la squadra, perché non si vuole essere responsabile della fine del calcio a Gela”.

“Si tratta di una decisione sofferta – è scritto – in un momento in cui il Gela Calcio sta lottando per la zona playoff, ma assolutamente inevitabile. Sicuramente non è maturata dopo la sconfitta con il Bari, in quanto la squadra merita solo il plauso della Dirigenza, per come si sono battuti contro un avversario blasonato come il Bari. L’esperienza calcistica a Gela della famiglia Mendola può considerarsi definitivamente chiusa, nonostante tutti gli sforzi profusi in questi tre anni, sia economici che personali. L’idea di calcio come volano della cultura e della legalità, come momento di emancipazione sociale per tanti giovani purtroppo, non trova accoglimento e non riesce a radicarsi in questa città e non trova alcun sponsor per sostenere questo progetto. Tutti assistono inerti ogni domenica, e sono ormai tante le domeniche, allo scempio di vedere ragazzi, bambini, uomini e donne, accalcati sui balconi attorno allo stadio “Vincenzo Presti” in condizioni assolutamente precarie, senza la benché minima cura della sicurezza. Tutti sono spettatori inerti di fronte alla morte lenta e inesorabile della prima espressione calcistica della città, ben sapendo la difficoltà, in questo momento, di trovare una sponsorizzazione che possa in qualche modo consentire di dare continuità al progetto, vista anche l’assenza di incassi importanti come poteva essere quello di ieri con uno stadio fruibile, secondo le promesse ricevute. Tutti gli appelli sono rimasti senza alcun riscontro tangibili in termini di sostegno economico e anche in termini di vicinanza a questa società.

Le motivazioni di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti, e non sono certo da rintracciare nel diniego a giocare nello stadio Dino Aliotta da parte della lega Calcio o del Bari, i quali hanno solo fatto leva sul rispetto dei regolamenti e come tale il Gela si è attenuto. La scelta ha motivazioni che esulano dalla singola partita o dal diniego, ma sono da rintracciare nell’incapacità di tutti i gelesi di dimostrare la voglia di riscatto di questo territorio. Con ieri abbiamo detto basta perché si è toccato il fondo Per noi il calcio è prima di tutto dignità per il tifoso, per l’atleta, per il tifoso avversario, al di là del risultato. Questa società non può assistere a scene da “terzo Mondo”, con tifosi accalcati su balconi senza parapetto per vedere la loro squadra, con tifosi avversari del Bari (circa 30) ospitati sugli stessi balconi prospicenti lo stadio e una squadra che non può avere il sostegno del suo pubblico. Senza considerare le ricadute di quelle immagini, che abbiamo visto tutti in diretta su DAZN, sul territorio nazionale, veicolati dai tanti giornalisti presenti, con una tribuna stampa affollatissima, ma improvvisata a bordo campo. Gela non merita questo. Noi non possiamo più tollerare questo stato di cose, non possiamo e non vogliamo fare calcio in questo modo. Non possiamo ancora una volta vedere e fare finta di niente. Di fronte a questa emergenza che è sotto gli occhi di tutti da “275 giorni” noi non ci arrendiamo ma denunciamo forte queste stato di cose, perché non possiamo più assistere a questo spettacolo. Adesso basta si è deciso di non continuare più. A questo punto non è la dirigenza che chiede una risposta, ma è la squadra che oggi merita una risposta, sono i tifosi che meritano una risposta e Gela che merita una risposta. Chiediamo al Commissario Straordinario di adoperarsi, stante la sua funzione istituzionale, affinchè risolva la situazione per evitare che il titolo oggi possa andare perduto, attraverso l’ingresso di nuovi soggetti disposti a rilevare l’intera società”.

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