“Non siamo figli di un Dio minore”, Sammito: “In città più controlli”

 
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Gela. Più controlli in una città che non può essere “deposito di scelleratezze e nemmeno figlia di un Dio minore”. Il presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito ritiene molto grave quanto accaduto nella notte, che però è solo il caso eclatante in una città che fa fatica a rispettare le regole, ad iniziare da quelle anti-Covid, con un’impennata di contagio probabilmente da collegare alle troppe “visite” private e alle feste fin troppo condivise. “I fatti di questa notte hanno inflitto l’ennesimo sfregio al volto della città. L’oltraggio impavido al cuore pulsante del centro storico, atto di per sé biasimevole, diviene inaccettabile se si pensa che lo stesso sia stato perpetrato in una “notte rossa”, una notte che doveva essere custodita dal coprifuoco imposto a salvaguardia del nemico che da quasi un anno ci tiene sotto scacco. Un nemico invisibile che miete contagi divenuti, oramai, incontrollabili e non più accettabili. Le ragioni di tutto questo sono presto dette, il concorso di cause per le quali le istituzioni non possono fare tutto ma possono fare molto. Non è, lecitamente, permesso in uno Stato liberale – dice – entrare nelle case invadendo l’intimità, seppur, sia consentito, mal gestita dei cittadini poco virtuosi rispetto all’ottemperanza alle disposizioni governative. Ma lo Stato deve esistere con controlli maggiormente pregnanti nelle strade della città per scongiurare i contagi e tutti gli atti di offesa alla cosa pubblica nelle vie della città e nelle attività in cui è consentito operare”.

Per Sammito, la città non può essere terra di nessuno e chiede al sindaco di interfacciarsi con la prefettura e il Ministero dell’interno, anche per un rafforzamento delle forze dell’ordine. “Nessuno pensi che in città tutto sia possibile, pensiero strettamente connesso alla percezione della presenza, rectius assenza, dello Stato pronto e vigile a bloccare e sanzionare ogni condotta gravemente lesiva della salute e dell’ordine pubblico. Gela non è deposito di scelleratezze e nemmeno figlia di un Dio minore. Sono certo di sposare un pensiero unanimemente condiviso nel ritenere che Gela meriti ossequioso rispetto ed il ruolo cui sono preposto, volto a garantire la dignità e la difesa delle prerogative dell’organo rappresentativo dell’intera comunità, ispirato a criteri di imparzialità, mi spinge ad invitare il sindaco a farsi portavoce con il Ministero dell’interno, per il tramite dell’ufficio territoriale di governo preposto, la Prefettura di Caltanissetta, affinché esiga una esponenzialmente maggiore presenza delle forze preposte all’ordine pubblico affinché vigilino con risultati efficaci alla garanzia, in ogni suo aspetto, della pubblica sicurezza”.

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