“Non so di chi siano quelle armi”, il blitz dei poliziotti in un casolare: un giovane si difende

 
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Gela. Un revolver, un fucile a canne mozze e diverse munizioni. Tutto ritrovato dagli agenti di polizia del commissariato in un terreno di contrada Burgio. Le accuse dei pm della procura vengono mosse al trentaduenne Luigi Di Noto che, in aula, ha negato tutto. Il giovane, difeso dall’avvocato Francesco Enia, è stato sentito davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni. “Di quelle armi non so nulla – ha detto – sono state trovate in una zona lontana rispetto al nostro casolare. E’ un’area suddivisa tra centinaia di proprietari. Mi recavo nel casolare della nostra famiglia solo per dare una mano. Non capisco perché sia stato seguito solo io”. Le armi e le munizioni vennero ritrovate sotto terra, in una zona che per gli investigatori era spesso frequentata da Di Noto. Il giovane, invece, ha escluso tutto.

Di Noto ha respinto le accuse. “Fin da piccolo, ricordo che in quei terreni hanno sempre cacciato – ha aggiunto – non so niente delle armi. Mi recavo al casolare quando c’era bisogno, appartiene ai miei nonni. Per arrivare al terreno dove sono state trovate le armi, bisogna oltrepassare altre proprietà”. Gli agenti di polizia del commissariato, per un lungo periodo, hanno effettuato appostamenti e riprese video, prima di far scattare il blitz. L’imputato ha risposto anche alle domande del pm Eugenia Belmonte, oltre che a quelle del difensore. Il verdetto nei suoi confronti verrà pronunciato probabilmente alla prossima udienza, fissata per giugno.

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