“Non sono il presidente dei petrolieri”, Crocetta e Eni “danno i numeri”: “A Gela il polo verde italiano”

 
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Gela. “Non sono il presidente dei petrolieri ma ho autorizzato una rivoluzione per Gela, con Eni che darà vita al primo polo verde in Italia”. “Nel 2017 più di 400 lavoratori dell’indotto”. C’era il governatore siciliano Rosario Crocetta, a Palazzo d’Orleans a Palermo, insieme ai manager Eni chiamati ad illustrare i dati legati alla riconversione della raffineria di contrada Piana del Signore, ad oltre due anni di distanza dalla firma del protocollo di intesa. Insieme a lui, il responsabile del progetto Gela per Eni Luigi Ciarrocchi e il coordinatore per le relazioni con le istituzioni locali della multinazionale Francesco Manna. “Gela per noi rimane di importanza primaria – ha detto Luigi Ciarrocchi –  entro il 31 dicembre la media dei lavoratori dell’indotto che hanno lavorato nel 2016 sarà pari a oltre 1.300 unità’. Anche nel 2015, gli impegni sono stati rispettati. Gli occupati dell’indotto sono stati 1.062, ossia diciotto percento in più rispetto ai 900 previsti nel protocollo. Ad oggi, soltanto per le attività di riconversione della Raffineria di Gela stanno lavorando circa 200 risorse locali per un totale di circa 160 mila ore lavorate. Per il 2017, si prevede di superare le 400 unità locali”. In base a quanto emerso, Eni si prepara non solo alla lavorazione dell’olio di palma ma anche di prodotti alimentari di scarto, grassi animali e oli di frittura esausti.

“Eni non è come la Fiat…“. Dobbiamo pensare a investimenti che guardino al futuro – ha aggiunto Crocetta – perché nel mondo si investe sempre meno sulle fonti di energia fossili e sempre di più su quelle alternative. Dinanzi a quella che una volta poteva essere giudicata come una fabbrica di veleni, grazie al nostro coraggio di sfidare l’impopolarità, e’ stata fatta una scelta che ricalca le vocazioni della Sicilia, sulle bioindustrie e sulle industrie legate alle rinnovabili. Capisco il disagio dei lavoratori, ma a differenza di altre aziende che hanno chiuso i cancelli, abbandonato gli stabilimenti e se ne sono andate, l’Eni e’ rimasta e ha investito. Se la Fiat avesse fatto la stessa cosa a Termini non avremmo avuto 4 mila disoccupati per quattro anni”.

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