Nove anni negli opg hanno distrutto la vita di Antonio La Perna, è un caso di ingiusta detenzione: gli atti alla Corte di appello

 
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Gela. Quello del trentatreenne Antonio La Perna potrebbe essere un caso di ingiusta detenzione. Nove anni negli opg. Per questa ragione, gli atti passano ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta che dovranno valutare le richieste del giovane e del suo legale di fiducia, l’avvocato Concetta Di Stefano. La Perna entrò in un ospedale psichiatrico giudiziario, per la prima volta, quando aveva ventitré anni, è uscito a trentadue. Tutte le accuse a suo carico sono cadute, a cominciare da quelle di estorsione e lesioni ai danni della nonna, che in realtà ritirò la denuncia dopo pochi giorni. Antonio La Perna avrebbe chiesto alla donna poco più di venti euro. Da quel momento, ha avuto inizio un inferno fatto solo di opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari, che gli ha causato gravi scompensi non solo psichici ma anche fisici, con la perdita di tutti i denti. Il giovane ne risente ancora adesso.  In più occasioni, una serie di perizie specialistiche fecero emergere l’incompatibilità del regime detentivo negli ospedali psichiatrici giudiziari con le sue condizioni. Il legale di fiducia e il padre, Salvatore La Perna, per anni hanno ripetutamente chiesto misure alternative alla detenzione negli ospedali psichiatrici giudiziari. Solo dopo nove anni, ad inizio 2016, Antonio La Perna ha potuto lasciare l’opg di Reggio Emilia per fare ritorno dal padre, da tempo residente in Veneto dopo aver lasciato Gela. Adesso, i giudici nisseni dovranno valutare tutti gli atti di questa vicenda che ha segnato, probabilmente in maniera definitiva, l’esistenza di Antonio La Perna.

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