Nove morti in nove anni, un elenco di croci e lutti che insanguinano la Gela-Manfria

 
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Gela. Non è il momento delle polemiche. Solo quello del dolore e del silenzio.

La voglia di urlare c’è quando si muore a 17 anni e si rischia di esserlo a 39 per una banale corsetta al Lungomare. E’ una città ferita quella che tra ieri ed oggi ha dovuto incassare due tragedie della strada. Non avevamo fatto in tempo a comprendere come sia potuto accadere che Aurelia Triberio, avvocato di 39 anni con la passione per lo jogging, venisse travolta da uno scooter in via Mare, ed ecco che oggi una seconda tragedia ha sconvolto una famiglia gelese. Stefano Ascia compiva oggi 17 anni. Era uno studente del liceo Scientifico. Un ragazzo come altri, che era cresciuto nelle giovanili dell’Amo Gela e che si stava preparando per festeggiare i suoi 17 anni.

Quella maledetta Gela-Manfria ha voluto aggiornare come si fa con i “trofei” la lista delle sue vittime.

Quante croci su quelle curve insanguinate. Ne ricordiamo solo le più recenti: la 29enne Barbara Lo Iacono (31 dicembre 2006), la giovane di Caltagirone Stefania Raniolo (25 agosto 2009), la diciassettenne Martina Trubia (29 dicembre 2007), il militare della Marina in pensione, l’acese Paolo Giardino di 52 anni (6 marzo 2009), il 24enne Fabio Minardi (6 aprile 2010), il diciannovenne Salvatore Cantaro (24 marzo 2012), il bancario Fabrizio Cusimano (30 agosto 2014), il titolare della rosticceria Croci Emmanuello (22 gennaio 2015). Otto negli ultimi nove anni. Senza citarne altri meno recenti.

Cosa è stato fatto in tutti questi anni per migliorare la sicurezza? Nulla. E’ stata realizzata l’illuminazione da Macchitella sino agli ingressi di Manfria e Roccazzelle ma quei curvoni rimangono sempre pericolosi. Parlare oggi di sicurezza sulla Gela-Manfria sembrerebbe strumentale ma in ogni caso deve essere un tema nell’agenda del prossimo sindaco, chiunque esso sia. E senza trascurare la Gela-Vittoria, ancor più pericolosa. Qualcuno dimentica, o fa finta di farlo, che con la chiusura della A19 Catania-Palermo molti mezzi pesanti preferiscono percorrere l’orribile statale 115 piuttosto che avventurarsi tra le Madonie e i paesini annessi.

Nessuna retorica. Nessuna polemica. Ma tanta rabbia. L’Anas non può far finta di nulla. Il governatore della Regione non può stare a guardare. Parlamentari e sindaco deve far sentire la propria voce. Ci sono due famiglie distrutte dal dolore. La città prega affinchè un miracolo salvi Aurelia. Per Stefano non c’è più nulla da fare ma per evitare altri lutti qualcosa va fatto. Deve essere fatto. 

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