Nuccio Mulè, la coscienza vigile della città!

 
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Sono contento che il prof. Nuccio Mulè mi abbia preceduto nel denunciare le condizioni in cui versa la piazza Umberto I, che la passata estate ho definito immonda. Le ragioni le ha ottimamente spiegate lui, ma è bene che altre voci si levino indignate contro il degrado, l’incuria e il lerciume della città. Pertanto, colgo l’occasione che mi dà il prof. Mulè di aggiungere anch’io qualcosa sulla piazza Umberto I, rifacendomi a qualche appunto preso durante l’estate scorsa, proprio nella volontà di intervenire su questo problema.

Ne sono sinceramente convinto: l’assessore Salinitro, da qualche tempo a questa parte, e c’è da supporre che continuerà a farlo anche in futuro, profonde le sue migliori energie per ricollocare Gela nel circuito turistico regionale. Ma viste le premesse e le condizioni disastrate in cui versa la città, mi viene da pensare che l’idea di credere che il turismo possa portare occupazione e benessere in sostituzione di quella che inopinatamente è venuta a mancare, cioè quella del petrolchimico, sia piuttosto bislacca.

Facevo cenno alle condizioni in cui oggi versa la città. Intanto, le città con inclinazione turistica hanno, ciascuna, un centro storico che le caratterizza. E, tanto per entrare immediatamente nel cuore dei problemi, mi chiedo se mai il sindaco e l’assessore Salinitro si siano fermati, anche solo per qualche attimo, nella piazza Umberto, la quale piazza, che dovrebbe essere il salotto della città, non è molto dissimile da una cloaca se si considera che essa è eternamente sporca, soprattutto degli escrementi degli uccelli che popolano quella serie di immondi alberi  che la cingono, la opprimono e oscurano persino la visione della non comune bellezza della facciata della Cattedrale. Senza contare poi le decine di buche che la punteggiano in ogni sua parte e le tante mattonelle mancanti che tanti incidenti causa di continuo, soprattutto a bambini e donne. E che dire dei sedili di legno che miracolosamente si spostano da un punto all’altro della piazza, ricevendone il cittadino la sensazione di vedere un vero e proprio bivacco. Queste cose messe insieme fanno della Piazza Umberto un esempio di orrore dal punto di vista estetico nonché funzionale. E mi si parla ancora di turismo.

Il turismo a cui forse l’assessore pensa è un turismo toccata e fuga, un turismo che vede qualche gruppetto di turisti fare il giro delle teche del museo, risalire sul pullman, attraversare il lungo mare, risalire viale indipendenza, visitare le mura timoleontee e poi chi si è visto si è visto. Che turismo è se non si vedono i ristoranti, i negozi e gli alberghi pullulare di turisti? Sempre sperando che sui due siti archeologici non incomba ancora la minaccia della loro chiusura per la presenza di cani randagi. Un primato mondiale di cui faremmo volentieri a meno. Che questa notizia non varchi i confini della città, perché il mondo ne riderebbe! Che il turismo debba venire incrementato, è fuor di dubbio. Ma non si pensi che esso possa rivelarsi la panacea di tutti i problemi che assillano la città. Forse neanche Firenze potrebbe vivere di solo turismo, se non fosse che la spina dorsale della sua economia è costituita per lo più da un formidabile e fiorente artigianato e da una estesa rete di piccole imprese e solide aziende.

Chi vuoi che venga a Gela per trascorrere un purchessia periodo di ferie quando la città vive con la spada di damocle dell’acqua, spesso latitante! Chi vuoi che venga a Gela, senza che agli ospiti vengano proposti eventi significativi e appaganti. Ne voglio suggerire uno, tanto per essere costruttivi. Vent’anni fa, una compagnia teatrale locale ha dato alle mura Timoleontee l’Edipo Re di Sofocle, protagonista principale il bravo Biagio Pardo e con la regia, più o meno dignitosa, del sottoscritto. Beh, quello voleva essere l’inizio di qualcosa d’importante di cui sto per parlare. Tutti sanno che il Linda di Siracusa prepara ogni due anni eventi teatrali importanti con riferimento ad opere classiche. Beh, nell’anno in cui Siracusa riposa, potremmo dare noi vita ad un evento pari in importanza a quello di Siracusa, magari con l’aiuto del Linda stesso. Potremmo addirittura specializzarci sulle opere di Eschilo, a cui la città dovrebbe, anche per una sorta di campanile, rendere perenne omaggio. Ma di eventi se ne possono escogitare tanti quanti ne suggeriscono l’orgoglio e la fantasia.

Se il turismo sta davvero a cuore dell’attuale amministrazione, è imprescindibile che essa cominci a porre la massima attenzione e priorità sul ripristino di un’immagine della città in cui la pulizia, l’ordine, l’efficienza, la bellezza, l’orgoglio di essere gelesi, ne diventino patrimonio culturale. A cominciare proprio dalla piazza Umberto I, come ha sottolineato il prof. Mulè, uno dei più ostinati amanti della bellezza e della Storia della nostra città. Se poi si volesse fare qualcosa di veramente bello, bisognerebbe non pensare solamente alla sistemazione di piazza Umberto, ma interessare nel progetto anche il tratto che va dalla piazza stessa al bar della palma e, in qualche modo, anche Piazza San Francesco.

Ne verrebbe un tutt’uno degno di una città che nutre ambizioni turistiche. Ma bisogna essere divorati dall’amore per il bello! E, invece, a cosa assistiamo ogni giorno se non agli sgangherati, ridicoli quanto penosi balletti della politica, a cui riesce facile, quasi naturale, crogiolarsi in miserie indicibili! Sembra che un’eterna maledizione gravi su questa città ed è quella che la vede arrancare nel fare persino un passo in avanti, mentre altre realtà non tanto lontane da noi, si muovono a spron battuto. Da noi anche la realizzazione di piccole cose richiede la fatica che comporta lo scalare l’Everest. E allora tutti (intellettuali giovani e meno giovani, professionisti dal talento e carisma riconosciuti, politici illuminati, nonché cittadini sensibili al problema), facciamo in modo che l’accorato, motivato e circostanziato appello del prof. Mulè (e del suo operoso Archeoclub) non risulti essere una voce nel deserto!

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