Gela. Dopo un primo protocollo stilato da avvocatura locale e magistratura, ieri si è tenuto un nuovo confronto. Si organizza la fase 2 anche per le attività da svolgere a Palazzo di giustizia. L’emergenza Covid ha di fatto paralizzato tutto. Le udienze, civili ma soprattutto penali, vengono sistematicamente rinviate, in assenza di condizioni che almeno in questa fase ne consentano la celebrazione. Ieri, gli avvocati, il presidente Miriam D’Amore e i vertici della procura hanno nuovamente valutato l’intera situazione, anche in attesa di capire quali decisioni arriveranno dal governo. Se per le udienze civili la celebrazione da remoto, attraverso sistemi di videoconferenza, non comporta particolari pregiudizi; è invece l’attività penale a risentirne di più. I rappresentanti della Camera penale “Eschilo” ritengono che il dibattimento e tutte le attività connesse vadano svolti di presenza, all’interno delle aule. Fino al prossimo 30 giugno, salvo nuove decisioni, dovrebbe prevalere il protocollo già definito. Si terranno solo quelle udienze che non possono slittare, con imputati sottoposti ad arresto in flagranza o nel caso di scadenze dei termini di custodia cautelare. Ci dovrà comunque essere una richiesta precisa. Giudice e cancelliere saranno sempre in aula, mentre le altre parti possono sfruttare anche i sistemi da remoto.
Dopo il 30 giugno, adottando tutte le precauzioni del caso, si potrebbe arrivare alla ripresa direttamente nelle aule, seppur non a pieno regime. I penalisti hanno più volte spiegato che bisogna sempre assicurare le piene garanzie all’imputato e ritengono che la condizione imprescindibile sia di non dematerializzare l’intera attività processuale. All’incontro di ieri, oltre ai rappresentanti del Consiglio dell’ordine locale e dei civilisti, per la Camera penale “Eschilo” hanno partecipato il presidente, l’avvocato Giacomo Ventura, e i legali Salvo Macrì e Joseph Donegani.
