Nuovo vertice del tavolo “alternativo”, rimane il nodo candidato: nel Pd non si decide

 
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Il segretario cittadino del Pd Peppe Di Cristina e Giacomo Gulizzi

Gela. Il tavolo programmatico fuori dal Pd torna a riunirsi in settimana. L’incontro di venerdì scorso non è servito a fugare i dubbi che ancora ci sono, nonostante le tante interlocuzioni avviate dall’ex consigliere comunale dem Giacomo Gulizzi, che sta facendo da “sherpa” politico nel tentativo di individuare un candidato che possa accontentare non solo l’area di sinistra ma anche quella moderata. Il nodo del nome giusto non è ancora stato sciolto, nonostante ci siano state indicazioni precise, tra tutte quelle che rimandano al segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice e all’ex consigliere comunale forzista Massimo Catalano. Il tavolo, almeno in questa fase, non sembra destinato a saltare, composto inoltre da esponenti dell’area moderata e pezzi di sindacato. Senza un candidato a sindaco che compatti le diverse anime sarà però difficile avviare trattative più serrate anzitutto con il Partito Democratico. Il segretario cittadino Peppe Di Cristina e i suoi vedono nella discussione in atto un necessario punto d’appoggio. Potrebbero accettare un eventuale candidato esterno al partito, ma solo a precise condizioni.

Anche dal Pd, però, non arrivano squilli “sensazionali” sul fronte dei nomi. Di Cristina, nelle scorse settimane, si era spinto nel dichiarare che avrebbe presentato liste e programma entro fine gennaio. I tempi invece si allungano e di nomi targati Pd da proporre come candidati a sindaco non ne circolano, almeno fuori dalla ristretta cerchia della segreteria cittadina. I dem guardano inevitabilmente a quanto sta accadendo in Forza Italia, dove i “dissidenti” potrebbero fare l’assist da mesi ipotizzato. Una stasi che qualche malumore lo sta causando anche all’interno del partito. C’è però chi è convinto che dietro all’apparente strategia dell’attesa, per ora avallata dal segretario Di Cristina, possano esserci manovre alternative in atto, magari portate avanti da qualche “senatore” democratico, capace di intavolare trattative all’ombra di quelle ufficiali.

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