Omicidio Minguzzi, impugnate assoluzioni: ricorso pm e parti civili anche per Tasca

 
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Pier Paolo Minguzzi (foto Il Resto del Carlino)

Ravenna. Saranno i giudici della Corte d’assise d’appello di Bologna ad occuparsi dell’omicidio dell’allora ventunenne Pierpaolo Minguzzi. Il suo cadavere, ventisette anni fa, venne ritrovato lungo un tratto del Po di Volano. Lo scorso anno, dopo che la procura di Ravenna riaprì le indagini, la Corte d’assise dispose l’assoluzione dei tre imputati, l’ex carabiniere gelese Orazio Tasca (oggi 58enne), l’altro militare dell’arma Angelo Del Dotto e l’idraulico Alfredo Tarroni. La procura e i legali della famiglia Minguzzi hanno presentato ricorso contro le assoluzioni. I giudici ravennati esclusero un collegamento diretto tra gli imputati e il sequestro, seguito dall’omicidio. Per l’accusa, che a conclusione del dibattimento di primo grado chiese tre ergastoli, gli elementi addotti dai giudici di Ravenna pongono evidenti “incongruenze”. Nell’appello avanzato dai pm, tra gli altri aspetti, si richiede una nuova perizia fonica. E’ stato uno degli snodi principali nel dibattimento di primo grado. Per l’accusa, il telefonista che contattò la famiglia Minguzzi per richiedere un riscatto da trecento milioni delle vecchie lire era proprio Tasca. Ci fu però un contrasto tra le conclusioni dei periti. I legali che assistono i familiari della vittima, gli avvocati Paolo Cristofori, Luca Canella e Luisa Fabbri, ma anche la procura, sono invece certi che ad agire furono i tre imputati e che Tasca contattò i Minguzzi per il riscatto, così come fece pochi mesi dopo per un altro sequestro, quello Contarini. Per quest’ultima vicenda, i tre furono condannati. Al momento della consegna dei soldi si presentarono i carabinieri: ne nacque un conflitto a fuoco, con la morte di un militare dell’arma. La procura ha predisposto e depositato un ricorso in appello da quasi quattrocento pagine. La famiglia Minguzzi continua a chiedere che vengano individuate le responsabilità per quanto accadde ventisette anni fa.

I pm sospettano inoltre che già all’epoca gli inquirenti avessero capito che dietro all’omicidio del ventunenne potessero esserci i due carabinieri e l’idraulico: ma che qualcuno abbia cercato di depistare. Tutti passaggi argomentativi riportati nel ricorso firmato dai pm Marilù Gattelli e Daniele Barberini. I legali Luca Orsini, Gianluca Silenzi e Andrea Maestri, che assistono gli imputati, nel corso della lunga istruttoria di primo grado hanno invece ribadito che non ci sono riscontri certi, capaci di collocare i tre nella vicenda del sequestro e dell’omicidio Minguzzi.

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