Operaio ferito finì in mare, via giudizio per imprenditori: lavoratore è parte civile

 
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Gela. Finì in mare, nell’area pontile della raffineria Eni. Si sarebbe trattato della conseguenza di un parziale cedimento di uno dei ponteggi allestiti per lavori che erano in corso. Un operaio riportò diverse ferite e uno stato di shock. Quattro anni fa, quando si verificarono i fatti, furono altri due lavoratori a garantirgli i primi soccorsi, evitando conseguenze più gravi. Una vicenda che ha portato a processo l’imprenditore Carmelo Puccio e Salvatore Provenzano (già amministratore della società per la quale lavorava l’operaio ferito). Devono rispondere delle lesioni. In base alle accuse, ci sarebbero stati inoltre tentativi per indurre il dipendente ferito a non procedere con eventuali azioni a propria tutela. Contestazioni che le difese, sostenute dagli avvocati Davide Limoncello e Orazio Rinelli, avevano già respinto in fase di indagine. Il lavoratore segnalò quanto accaduto e ha scelto di costituirsi parte civile, rappresentato dall’avvocato Francesco Rizzo. La costituzione, allo stato, è stata autorizzata dal giudice Eva Nicastro. La difesa ha invece messo in discussione i presupposti della presenza in giudizio dell’operaio.

E’ stato spiegato che rispetto ai danni subiti sarebbe già stato interamente risarcito. Il legale che lo rappresenta l’ha però escluso. Elementi che saranno valutati anche successivamente. Il difensore di Puccio, inoltre, ha chiesto l’estromissione di alcuni atti dal fascicolo del dibattimento. Su questa eccezione il giudice si pronuncerà nel corso della prossima udienza.

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